Recensione: Recovering the wasted years
Ed è proprio il caso di dire “tempo di revival musicale” per il sottoscritto, e così dopo aver accolto con entusiasmo il come back discografico dei maestri Magnum, mi accingo ad alzare le mani al cielo e ad esclamare “alleluja” per un altro grande ritorno legato ad uno dei miei idoli di gioventù, vale a dire Mike Tramp. E chi è costui direte voi? Beh cari millantatori del vero metallo, mr Tramp è stato senz’ombra di dubbio uno dei migliori vocalist americani, anche se effettivamente lui è danese, che abbiano mai calcato i palchi internazionali della scena class metal degli eighties (e su Beppe, cosa vuoi farci credere?Ndr), e che insieme alla sua vecchia band, avvero i White Lion, è riuscito a togliersi qualche soddisfazione personale, non ultimo il disco di platino assegnatogli per le vendite ottenute dall’ottimo “Pride” nel lontano 1986.
Così dopo aver sguinzagliato al pascolo il vecchio leone bianco, e aver attutito la sbandata grunge dei suoi Freak of Nature, band con all’attivo ben due dischi, che per supportare i quali, il nostro amico ha fatto fondo a tutte le sue risorse e non solo economiche, il buon Mike era tornato a ruggire tre anni or sono con il poco fortunato, a livello di vendite, “Capricorn” un disco che se non altro non aveva nessuna altra ambizione se non quella di riportare in auge un personaggio passato nel giro di qualche anno dalle luci della ribalta all’oblio.
E si ragazzi, queste sono le dure leggi del mercato musicale, un mondo in cui se non ti vendi e non resti sempre sulla cresta dell’onda, tutti fanno in fretta a dimenticarsi di te, e non importa chi tu sia stato in passato o che obbiettivi tu abbia raggiunto, l’importante e vendere e soprattutto sapersi vendere. Mah, credo che nella vita di tutti i giorni tutte queste leggi valgano, anche se molti non gli danno tanta importanza, e non sempre si può recitare la parte del golden boy dai capelli arruffati che faceva innamorare di se le teenagers americane a suon di “Broken heart” o “You’re all (that i need)”, e tutto questo il buon Mike l’ha provato sulla sua pelle, capendo quanto sia più importante essere e non apparire.
Certo come dicevamo prima, i dati delle vendite non sempre sono confortanti, e più d’una volta ti tentano a mollare tutto, ma l’amore per la musica vera e per chi ti ha sempre e comunque sostenuto, è più forte di tutto, così con in mano l’ennesimo contratto con la misconosciuta label Ulftone music, il buon Mike Tramp ritorna con un album di sano e maturo hard rock old style, che, come dice il titolo, cerca di recuperare i fasti dei tempi che furono con un sound ed una right attitude niente male.
A dire la verità, qualche lacrimuccia l’ascolto di “Recovering the wasted years” me l’ha provocata, rimandandomi indietro di una quindicina di anni, quando con qualche capello in più e una decina di chili in meno, anch’io rincorrevo il mio sogno americano. Ma come diceva un famoso poeta anglosassone del cinquecento “esser non si può più di una volta”, e se per trascorrere un’ora fra vecchi ricordi e foto sbiadite, vi và bene una voce romantica e sensuale come quella del nostro amico danese, beh allora cosa state aspettando?