Recensione: Red Carpet To Paradise
Dopo il convincente EP intitolato Roundtrip, il quintetto ticinese degli Exsom giunge finalmente al debutto sulla lunga distanza con un album autoprodotto dall’ambizioso titolo Red Carpet To Paradise. Che poi ognuno abbia una propria visione di Paradiso è chiaro, ma in questo caso attraversiamo i cancelli celesti avanzando serenamente su un morbido tappeto di velluto, accompagnati da tre quarti d’ora di melodia e un sound artificioso quanto a tratti quasi ridondante nel suo assoluto bisogno di suonare easy listening.
Modern Metal, o perlomeno è così che la band condotta dalla calda e sognante voce di Stefano Dell’Ava sceglie di presentarsi. In realtà sarebbe molto più semplice non etichettarsi, lasciando intendere o addirittura fraintendere di trovare qualcosa che vada a piazzarsi a metà strada tra metalcore e metal melodico, poiché il sound che permea le 11 tracce del disco è decisamente piazzato nello scaffale di un rock melodico molto arioso e che gioca su ritmiche dalla media velocità e tappeti armonici che ben si siedono in seconda fila, lasciando che la sempre ispirata linea vocale conduca i giochi, o meglio, ci guidi verso i sopracitati cancelli del Paradiso.
Tutto bene, perlomeno sinché pare quasi di sentire un celato rispetto verso gli italiani Eldritch, ma senza la voglia di picchiare dei toscani e un gusto quasi à la Vanden Plas per delicatezza e meticolosità negli arrangiamenti. Il fatto è che dopo un quarto d’ora sembra di essere sempre fermi allo stesso punto e non muoversi verso la direzione che la band sembra abbia inteso prendere, forse con l’obiettivo di allargare la propria offerta, finendo però lontano dalle sfumature metalliche che avevamo sentito nell’EP di esordio e insistendo con strofe e ritornelli alle quali sembra mancare quell’incisività che avrebbe senza grossi sforzi alzato il voto di qualche punto. L’impegno profuso resta comunque apprezzabile, senza contare il divertente video impreziosito dalla splendida Alessandra Gengaro, Miss Ticino 2015. Adesso resta però imperativo alzare l’asticella e questo non significa necessariamente indurire il sound, ma rendere ogni episodio più incisivo e meno inginocchiato di fronte alla linea vocale di Stefano.
