Recensione: Red N’ Roll
I Thrasher Chronosphere nascono in Grecia nel 2009 come Homo Sapiens, moniker che mantengono fino al 2012 e con il quale pubblicano il Demo “Hypnosis”.
Il periodo storico di quegli anni vede il Thrash Metal risalire la china, cominciando ad epurarsi di tutte quelle contaminazioni sonore e stilistiche che lo avevano gettato nella crisi degli anni ’90.
Nel 2012 gli statunitensi Testament ed Overkill pubblicano rispettivamente “Dark Roots of Earth” e “The Electric Age”, mentre in Germania si muovono i Kreator con “Phantom Antichrist”, i Destruction con “Spiritual Genocide”, i Paradox con “Tales of the Weird” e gli Exumer, tornati di recente in scena, con “Fire & Damnation”.
Nello stesso anno i Chronosphere pubblicano il loro primo Full-Length “Envirusment”. Il risultato è positivo ed il gruppo continua la sua attività, pur se con qualche alternanza nella propria formazione, che vede l’avvicendarsi di alcuni membri degli originali Homo Sapiens ad altri musicisti.
Nel 2014, sottoscritto un contratto con la label nostrana Punishment 18 Records, il combo pubblica il suo secondo album, dal titolo “Embracing Oblivion”.
Il Thrash Metal è chiaramente in ripresa, ed i Chronosphere si confrontano con i veterani quali gli Overkill (“White Devil Armory”), i Tankard (“R.I.B.”), gli Exodus con Steve “Zetro” Souza (“Blood in Blood Out”) e gli Holy Moses (“Redefined Mayhem”), ottenendo, anche in questo caso, un buon consenso grazie al loro sound dinamico, aggressivo, frizzante e con forti richiami alle produzioni Old-School della Bay Area.
Veniamo ad oggi. Il 2016 appena trascorso è stato caratterizzato da una deflagrazione sonora ad alto potenziale. Band quali Anthrax, Megadeth, Death Angel, Testament, Artillery, Flotsam ad Jetsam e Paradox, insieme a molte altre, hanno definitivamente attestato il ritorno del Thrash Metal, quello vero, sano e rabbioso come veniva suonato negli anni ’80.
Il 2017 sembra andare nella stessa direzione con i lavori già usciti di Overkill (“The Grinding Wheel”), Kreator (“Gods of Violence”) ed Havok (“Conformicide”). Questo contesto musicalmente prolifico fa crescere anche tante giovani band, che intendono emergere definitivamente. I Chronosphere lo fanno con il loro terzo album, dal titolo “Red N’ Roll”, prodotto nuovamente dalla Punishment 18.
Con una formazione stabile, identica a quella del 2014, il lavoro dei Greci prosegue inesorabile, con alcune messe a punto che testimoniano la buona crescita evolutiva avvenuta nei quasi tre anni trascorsi.
Come nell’album precedente, in “Red N’ Roll” il sound espresso è sempre allacciato alla tradizione del Thrash Metal di prevalente provenienza statunitense, palesando, al contempo, una forte ricerca da parte del combo di una propria personalità; questa avviene attraverso la miscela di sonorità tipiche dell’epoca con altre di stampo più moderno, che delinea un profilo di continuità tra il tempo passato ed il presente, scansando però momenti nostalgici o scontati.
Il lavoro è essenzialmente basato su ritmiche serrate suonate ad alta velocità senza sforare nell’eccesso; queste formano un muro sonoro massiccio e continuo, contro il quale l’ascoltatore è destinato a sfracellarsi, qualunque sia il punto d’impatto.
Elemento di forza è l’uso delle linee melodiche, ottenute pescando nel “brodo primordiale”, quando il Thrash si chiamava ancora Speed ed era un’evoluzione dinamica del potente Heavy Metal dei Judas Priest, degli Accept, degli Iron Maiden e degli altri compari appartenenti alla NWOBHM.
Più che buono è il lavoro del vocalist: potente, grintoso e deciso ha acquistato maggiore carattere rispetto alle produzioni precedenti. Tale è anche quello del solista, che sfodera un buon repertorio classico, dando prova di alta maestria tecnica evitando virtuosismi fini a se stessi.
“Red N’ Roll” è composto da dieci brani, della durata complessiva di poco superiore ai quaranta minuti. Tra i più rappresentativi, oltre ad “Alu Card”, intro dai toni maligni che creano ansia ed aspettativa, citiamo “Demonized”: dirompente e veloce collega il lavoro passato dei Chronosphere con il presente, inserendo nel songwriting un moderno controcanto. La successiva “Before it’s Gone” è una rasoiata alla gola, mentre “Picking Up My Pieces” (per la quale è stato realizzato un video) e “Honest to Kill” hanno un tono anthemico molto adatto ai palchi e pericoloso per i futuri problemi alla cervicale che può causare. La conclusiva “Portal to the Underworld” mostra una velocità meno controllata e scorre via lasciando un punto di domanda su cosa ci riserveranno i Chronosphere nel futuro.
Lavoro più che buono presenta, come sbavatura, poche variabili sonore: la trama “strofe– refrains veloci con assolo verso il finale” è ripetuta un po’ troppe volte e l’efficacia data dalla sua alternanza con il tempo medio è poco sfruttata. Questo rischia di far perdere un po’ “il filo” quando l’ascolto giunge verso la fine dell’album.
La crescita del combo è comunque indubbia e con ‘Red N’ Roll” và a schierarsi di diritto tra i maggiori esponenti della fiorente scena greca.
La terza fatica dei Chronosphere si affianca alle produzioni Thrash di questo ultimo periodo, sfornate non solo dai gruppi emergenti, ma anche da alcuni di alto livello. Auguriamo loro una densa attività live prima della prossima entrata in studio.