Recensione: Redemption Denied
Un grande ritorno quello degli Steel Seal, power metal band italiana autrice qualche anno fa dell’ottimo full-length
By the Power of Thunder che vedeva impegnato nel ruolo di cantante niente meno che DC Cooper in qualità special guest
su tutte la canzoni. L’agguerrita band capitolina ritorna nuovamente all’attacco con un disco ancor più valido del
precedente, intitolato Redemption Denied e con un altro special guest che non ha nulla da invidiare al suo
predecessore: stiamo parlando dello svedese Thomas Vikstrom (Candlemass, Therion, Stormwind).
L’opener Burn in the Sky ci fa subito comprendere come questo nuovo disco sia una diretta continuazione del
precedente, mostrando una giusta evoluzione basata su di una vincente miscela di puro hard rock unito a un power metal di
stampo neoclassico. La successiva Time Stood Still è un potente mid-tempo sorretto da un riffing notevole e da un
sapore vagamente epico all’altezza del refrain: ottimo il lavoro del chitarrista Marco Valerio Zangani e degno di nota è il
cantante Thomas Vikstrom, grintoso ed espressivo quanto basta. Il ritmo si fa più incalzante con Crown of Thorns
melodica traccia veloce, energica ed ottimamente costruita, ricca di pathos e duelli di chitarre e tastiere a ripetizione,
sostenuti dal drumming a opera di Luca Lovieno veramente di alto livello. Holy Thursday si ammanta di sonorità
lisergiche risultando dolce nel suo incidere prima di sfociare in sonorità “vintage” che suggellano un pezzo davvero
eccellente.
Victory in Black è un brano possente e classico nel suo svolgimento, infatti sembra fatto apposta per trascinare ogni
“vecchio” rocker in un headbanging nostalgico ma furioso. Con Nevermore si entra invece in atmosfere che privilegiano
l’enfasi e la melodia alla velocità anche se certi passaggi e il destreggiarsi di Thomas dietro il microfono, mantengono alta
la tensione.
Call To Roll a mio avviso rappresenta la vetta dell’intero disco, ma non è il prestigioso Homas Vikstrom a cantarla,
bensì il talentuoso e abile Val Shieldon (noto per i suoi passati con band quali Sigma e Oracle Sun), qui autore di una
performance da brividi. Il brano in questione si snoda attraverso sonorità power/speed e dirompenti intermezzi classic heavy
col già citato chitarrista Marco Valerio Zangani, sempre in agguato a sferrare assoli dall’ottimo gusto neoclassico.
Un grintoso passaggio di batteria accompagnato da un organo Hammod introduce Lord of the Files trascinante mid-tempo
dal gusto rock anni ’70 appena venato dall’energia heavy delle chitarre supportate, ancora una volta, dalla splendida voce di
un Vikstrom sempre in piena forma: anche questa traccia si lascia gustare con piacere grazie ad un certo sapore vintage,
complice l’ottimo lavoro svolto del tastierista Adriano Rossi che va ad arricchire un pezzo pressoché perfetto. In Evening
Star l’heavy più potente si fonde con grande perizia alle preziose architetture melodiche di Zangani e soci che si
concretizzano abilmente in un ritornello memorabile. Precede l’ultima song ( la strumentale Afterlude in D) As
Darkness Falls, canzone che convince appieno per via delle grandi melodie e degli splendidi inserti vocali: l’intensità
emotiva sprigionata in questi sei minuti di durata è davvero indescrivibile.
Aggiungere altro mi sembra francamente inutile, in un mercato dove le band fenomeno nascono e muoiono nell’arco di un album,
gli Steel Seal potrebbero essere un punto di riferimento grazie alla capacità di concentrare tante idee e tanti
elementi in un sound che non passerà mai di moda, perché forse di moda non lo è stato mai.
Domiziano Mendolia
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TRACK LIST:
1. Burn in the Sky
2. Time Stood Stiil
3. Crown of Thorns
4. Holy Thursday
5. Victory in Black
6. Nevermore
7. Call to Roll
8. Lord of the Files
9. Evening Star
10. As Darkness Falls
11. Afterlude in D
LINE UP:
Roberto Fasciani: bass guitar
Luca Lovieno: drums
Adriano Rossi: Keyboards
Marco Valerio Zangani: lead guitar, bass pedals
Special Guest: Thomas Vikstrom