Recensione: Redrum

Di Emilio Sonno - 12 Ottobre 2002 - 0:00
Redrum
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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74

Sì, d’accordo, la critica tedesca ne aveva già parlato bene dopo l’uscita del primo demo, ma come insegna S.Tommaso meglio toccare con mano e in questo caso meglio ascoltare con le proprie orecchie. Le differenze rispetto al suo predecessore, “First Demo(n)”, non sono poi notevoli e nella band rimane quella voglia di esprimersi in maniera violenta e rabbiosa senza trascurare il rigoroso aspetto tecnico: un buon death metal, il loro, che spesso e volentieri sconfina consistemente nel brutal. Ad un orecchio attento non passano inosservate influenze, neanche troppo velate, di giganti del calibro di Morbid Angel (soprattutto quelli più lenti di Gateways To Annihilation), Cannibal Corpse et similia. Un plauso particolare va fatto alla rutilante voce del singer carica di sprezzante odio nei confronti della crudele realtà e che nelle parti gridate ricorda veramente da vicino quella del grande Chris Barnes. Le tracce che più di tutte meritano di essere nominate sono la super aggressiva “Blood Spilled” piena di accelerazioni micidiali e la titletrack che come lascia intendere il titolo (nient’altro che l’anagramma di “murder”, nda) è di un irruenza inaudita, ricca di riff incalzanti, bruschi cambi di tempo e ripetuti stacchi grind. La grande, e forse unica, pecca di questo lavoro che si divora con gusto, rimane la qualità di registrazione niente affatto elevata assieme ai gravi e ripetuti problemi relativi alla fase di duplicazione. Un vero peccato perché il sound è quello giusto e le idee non mancano come pure la volontà di aspirare ad alti livelli.

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