Recensione: Reducer
Thrash band nata negli Stati Uniti nel 2017 i Reducer si lanciano sul mercato discografico quest’anno, registrando un album, dal titolo omonimo, che desta parecchio interesse.
Prodotto autonomamente in maniera grezza e sporca, gravato da un’atmosfera tremendamente pesante, ‘Reducer’ mostra comunque una band dalle buone idee e dalle discrete capacità tecniche e compositive.
Tra i difetti sicuramente il cantato, acerbo e limitato, tra i pregi le parti soliste ed il martellamento ritmico.
‘Reducer’ è composto da dieci brani roboanti ed infernali, con parecchia carica Hardcore e tanta velocità smodata. Nulla che non si sia già sentito, ma suonato onestamente e senza fronzoli.
A parte ‘The Canadian Wheel’, strumentale che apre il lavoro e che si distacca un po’ da tutto il resto (nel vero senso della parola, con gli oltre quindici secondi che la dividono dalla successiva ‘Red Star’) per una maggiore evidenza della tecnica, gli altri brani risultano parecchio istintivi, diretti e ad alto tasso adrenalinico.
La velocità strafottente alternata al rallentamento caustico e malvagio di ‘Horizon Drowned in Fire’, la velocità smodata ed il rallentamento pesantemente Old-School di ‘The Clock’, la furia di ‘Shall of Deceit’, l’aggressione sonora di ‘Defiled Trash Can’ ed il pestaggio ritmico di ‘Den of Thieves’ sono tutti marcatori della buona potenzialità dei Reducer.
Diamo loro fiducia. L’esperienza smusserà quegli angoli, contro cui ci si scontra ascoltando questo loro primo album, e non ci deluderanno.
‘Reducer’ è disponibile dal 2 febbraio 2020 nel formato CD e sulla piattaforma digitale ‘Bandcamp’.