Recensione: Refoetalize
Refoetalize è l’ep di debutto dei toscani Humangled, un
duo che, rimasto orfano di bassista e batterista, ricorre all’utilizzo di drum
machine e sequencer per confezionare i quattro brani in questione.
L’esperienza ha insegnato a prendere sempre con le molle le descrizioni che
vengono date ai lavori nelle biografie che accompagnano i demo (e non solo), ma
devo dire che in questo caso i toni eccessivamente entusiastici che i nostri
hanno utilizzato non rispecchiano minimamente il contenuto del prodotto. Il
death-industrial sbandierato dalla band è di una povertà di contenuti quasi
imbarazzante, con una piattezza del riffing e delle strutture dei brani tali da
lasciare ben poco spazio a una descrizione di questo Refoetalize.
Il tutto condito da una produzione molto deficitaria, con chitarre sin troppo
sintetiche, e una drum machine programmata in modo assai banale. Le
autoproduzioni sono quelle che sono, ma in alcuni frangenti dell’ep la mancanza
di “professionalità” del duo è lampante, per di più se tutto questo viene
sbandierato come “crescita tecnologica”.
Inutile fare un’analisi delle tracce, posso dire che sarebbe stato
decisamente meglio curare maggiormente il proprio lavoro (anche se l’artwork è
gradevole), invece di farsi conoscere sotto questa pessima veste. Un lato
positivo c’è… i nostri possono solo migliorare a questo punto.
Stefano Risso
Tracklist:
- I wouldn’t him to go (the Intruder)
- A deviant construct
- Feasting on the slab
- Refoetalize
