Recensione: Relazioni Pericolose
Anni di ascolto del nostro panorama “popolare”, nei quali sono stato tediato dai vari “Trottolino amoroso, e dudù, e dadadà”, mi hanno lasciato tanto di quell’amaro in bocca che quando mi è capitato tra le mani questo cd degli “S.O.S.” stavo per commettere il solito errore, cioè quello di snobbarlo a priori perché di provenienza “italica”.
Ebbene, mi sono dovuto ricredere per l’ennesima volta. E sempre ascoltando qualcosa del panorama “underground” italiano, ovvero quegli artisti sconosciuti, che si muovono a fatica nell’ombra, snobbati dalle major, ignorati dai media “che contano”, umiliati da gestori di “localucci” con paghe da fame, e così via.
Capitanati dal chitarrista (e unico compositore) Fernando Regaldo, gli S.O.S. sono da anni una realtà del sottobosco musicale romano, dediti ad un hard rock tipicamente “old style/anni ’80”, che risalta oltre le notevoli capacità ritmiche/soliste del suddetto Fernando (veramente notevole!), anche le doti vocali di Marco Battelli, il cui timbro riporta alla mente il Joey Tempest periodo Europe (e scusate se è poco!!!).
Il resto della band non è ASSOLUTAMENTE una mera comparsa, anzi tutt’altro! Sergio Grammatico al basso è un martello pneumatico che risponde a dovere all’incedere ritmico della chitarra, non limitandosi al solo raddoppio, amalgamandosi alla perfezione con il lavoro del batterista Fabio Pollastri, il quale dona al disco una prestazione “maiuscola e muscolosa”.
Già l’apertura “L’INFERNO E’ QUI” esalta il tasso adrenalinico del disco, merito di un refrain che si stampa in testa già dal primo ascolto. Questa è una caratteristica presente in tutto il disco, che si fa apprezzare grazie alle sue melodie solari ed energiche. E allora non potremo resistere a piccoli gioielli come “Senza Di Te”, “Sei”, “Maledetto Quel Giorno”, “Mandami Via”, “Relazioni Pericolose”.
La ballad “Ascoltami Nel Cuore” esalta le capacità interpretative del vocalist Marco.
Divertente l’incedere “boggie-blues” di “Solo Idee Diverse” che riporta alla mente “High Head Blues” dei grandi Black Crowes.
L’ironia fa capolino nel testo di “Mi Sono Innamorato Di Una Porno Star”, anch’essa dotata di un refrain trascinante.
Insomma, un disco capace di accompagnarci nei vari momenti delle nostre giornate, sia cupe che solari, dove la memoria correrà indietro nel tempo, fino a farci rivivere quegli anni ’80, quando le classifiche erano dominate da gruppi come Poison, Motley Crue, Europe, Cinderella, Bon Jovy, The Cult, Tesla, Def Leppard, ecc… La sonorità degli S.O.S. mi ha ricordato molto i gruppi succitati senza però disdegnare le “solite influenze” come Deep Purple, Linyrd Skynyrd, Kiss, Aerosmith, Uriah Heep. Non crediate però di trovarvi di fronte agli ennesimi cloni senza anima. Certo, molte delle sonorità ed arrangiamenti che troverete in questo disco suoneranno alle vostre “smaliziate” orecchie un tantino retrò, però al giorno d’oggi dove ogni gruppo corre ad emulare i “nuovi fenomeni” da classifica, ascoltare gli “S.O.S.” che portano avanti coerentemente la loro proposta fregandosene delle mode del momento, è un dovere al quale nessuno dovrebbe venir meno.