Recensione: Relentless Retribution
È quasi superfluo sottolineare quale sia l’importanza di un gruppo come quello dei Death Angel, quasi lo è ancor di più se ci si sofferma sull’effettivo contributo dato alla causa (quella del thrash metal) negli anni ’80, con dischi del calibro di The Ultra-Violence e Frolic Through the Park. Una corsa che si era arrestata proprio sul più bello, a seguito di Act III , ovvero il terzo colpo messo a segno con altrettanti dischi pubblicati. La mancanza della band californiana, negli anni successivi si è sentita eccome, tanto che il ritorno (dopo ben quattordici anni) con The Art Of Dying è stato sì accolto con le meritate ovazioni, ma ci si è anche aspettato un prosieguo degno di tal nome, arrivato poi quattro anni più tardi con l’ancor più ottimo Killing Season.
Ora, a seguito della pubblicazione del live CD + DVD di rito (Sonic German Beatdown), arriva l’ora del capitolo numero tre del periodo post-reunion, e che risponde al nome di Relentless Retribution. I Death Angel non ci sono arrivati però del tutto incolumi, visto prima l’abbandono repentino del bassista Dennis Pepa, seguito un anno dopo dallo split con il drummer Andy Galeon… il cuore della sezione ritmica del gruppo, in pratica. Da una parte la band sembra non aver per niente accusato il colpo, e i nuovi elementi dimostrano di essersi integrati alla perfezione, mentre dall’altra, già rispetto ai due dischi precedenti, si nota un certo calo compositivo, anche se non nettissimo. D’altro canto la prova a livello esecutivo è, ovviamente, ancora una volta perfetta, e valorizzata come si deve da una produzione curatissima nei dettagli, grazie al gran lavoro svolto da Jason Suecof nei Audiohammer studios.
Un disco, Relentless Retribution, che non aggiunge comunque nulla (o quasi) a quanto sono stati capaci di fare sino ad ora i Death Angel. Tra i brani più riusciti ci sono le violente bordate dell’opener Relentless Revolution, o anche di This Hate, River Of Rapture e di una Truce (con ospite, alla chitarra, lo stesso Suecof) che, fidatevi, dal vivo promette di fare macelli. Meno convincenti invece alcune altre parti del disco dove la band prova a cambiare un po’ le carte in tavola, come nel caso del refrain di Claws In So Deep, assolutamente fuori luogo e buono solo a stonare con l’intero contesto del brano. D’altro canto comunque, sostanzialmente, il disco tiene fede al monicker stampato in copertina (splendida, tra l’altro), garantendo anche una notevole longevità, visto anche che, come già detto, la prestazione della band è, come al solito, di gran lunga convincente. Su tutti il cantato di un Mark Osegueda in grande spolvero, coadiuvato a dovere dai riff taglienti delle chitarre di Cavestany ed Aguilar, mentre il drumming violento del nuovo arrivato Will Carroll non fa rimpiangere certamente Galeon.
L’unico punto negativo rimane, in ogni caso, un songwriting non poi così fresco, contando anche qualche piccolo scivolone su pezzi che potremmo definire come più “sperimentali”. Resta comunque il fatto che, nonostante questo, i Death Angel riescono, in ogni caso, a confezionare facilmente un lavoro che se, per quello che è loro livello standard, risulta essere un po’ più basso del previsto, per altri invece rimane una meta lontana e difficile da riuscire da raggiungere, se non con notevoli sforzi.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Relentless Revolution
02 Claws In So Deep
03 Truce
04 Into The Arms of Righteous Anger
05 River Of Rapture
06 Absence Of Light
07 This Hate
08 Death Of The Meek
09 Opponents At Sides
10 I Chose The Sky
11 Volcanic
12 Where They Lay