Recensione: Reminiscence
Nati solo nel 2011, i Black Ink sono un giovane gruppo di La Spezia con le idee piuttosto chiare su cosa vogliano fare e come farlo. La dimostrazione più lampante di questa chiarezza d’intenti è proprio questo primo demo, realizzato a tempo di record, intitolato “Reminiscence”, che si avvale anche della produzione affidata a Federico Pedichini dei Death SS.
Il sound dei Black Ink è di difficile catalogazione. L’intenzione dei musicisti, infatti, era quella di fondere svariate influenze in un unicum il più possibile armonico, ma anche originale. Fin dalle prime note di “Cold Soul”, brano di apertura del CD, l’impressione è che ci siano riusciti piuttosto bene.
Le chitarre, molto distorte e pesanti, sono importanti nella definizione del sound generale e strizzano l’occhio a un thrash ferino e brutale. L’uso della voce femminile, pulita e potente, ma anche dolce ed eterea quando serve, invece, sembrerebbe puntare più verso le lande di certo gothic metal commerciale. Particolari le tastiere, che svariano dal mero accompagnamento all’essere protagoniste (si ascolti “Bitter Tears” a questo riguardo), a qualche partitura quasi sinfonica, fino all’elettronica. Infine la sessione ritmica riesce a dare un inaspettato spessore prog ai brani con alcuni passaggi dispari e in controtempo.
Non si può certo dire, quindi, che i Black Ink si siano risparmiati in fatto di personalità o abbiano, semplicemente, deciso di “mettersi in coda” dietro a mille altri gruppi che propongono qualcosa di simile.
Il risultato finale può essere, a tratti, straniante dato che la band spezzina riesce, spesso, a sorprendere l’ascoltatore con soluzioni non scontate o, addirittura, contrarie a quanto ci si aspetterebbe. A tratti, inoltre, sembrano perfino uscire dal seminato del metal per strizzare l’occhio alla musica main-stream (come può essere l’inizio di “Bitter Tears” o alcuni passaggi elettronici di “Black Ink”). Questa capacità di saltare sui generi fa sicuramente la felicità dei critici, finalmente alle prese con un gruppo che ci mette personalità e originalità, ma potrebbe un po’ spaventare l’ascoltatore casuale.
E’ lo scotto che devono pagare tutti i gruppi, grandi e piccoli, famosi o underground, quando sfornano dischi che richiedono ripetuti ascolti per essere completamente assimilati e compresi. Un pegno in termini, probabilmente, di diffusione della propria musica e di numero di fan, ma che dona agli album una vita media nel lettore (e in chi li ascolta) molto più lunga rispetto a certe altre produzioni più orientare all’easy-listening.
Per concludere: i Black Ink sono una sorpresa davvero molto gradita. Si sentiva davvero il bisogno di un gruppo giovane e bravo a suonare, che avesse voglia di fare qualcosa di nuovo e originale. Certo, siamo ancora agli inizi e questo è solo un demo, per cui di cose da migliorare ce ne sono ancora molte e l’esperienza da fare è ancora tanta, ma se il buon giorno si vede dal mattino, per questi ragazzi si prospetta una gran bella carriera. L’importante è che continuino sulla loro strada, sperimentando cose nuove, continuando a fondere i generi e gli stili come han saputo fare in questo “Reminiscence”, senza lasciarsi tentare dalle sirene di qualche facile (quanto effimero, lungo giusto il tempo di una moda) consenso.
Tracklist:
01 Cold Soul
02 New Day
03 Black Ink
04 Bitter Tears
05 Confused
Alex “Engash-Krul” Calvi