Recensione: Renegade
Motociclette e rock n’roll.
Quanto può essere stereotipata e ricorrente un’immagine di questo tipo, è la storia della musica ad insegnarlo. Sin dalla notte dei tempi (magari anche un po’ dopo, via!), l’idea che la velocità di un cavallo d’acciaio potesse essere in qualche modo paragonata alle infuocate modulazioni della musica “dura” ha stuzzicato la fantasia di musicisti, registi e semplici fruitori.
Innumerevoli le sequenze cinematografiche in cui l’hard rock fa da sottofondo ad inseguimenti su due ruote, immancabili i fotogrammi di gare mondiali con il commento sonoro di chitarre che rombano e – inutile ricordarlo – impensabile un qualsiasi raduno di bikers e appassionati di motociclismo senza la tradizionale cornice di musica heavy-rock a corollario.
Sino ad ora tuttavia, non ci risultavano esistere personaggi in grado di abbracciare ambedue le discipline ad alti livelli. Perlomeno, sino a quando un tale di nome James Toseland, due volte campione mondiale di Superbike, non ha deciso – complice un grave infortunio al polso – di smettere con la velocità per riversare le proprie energie sull’altra passione coltivata da una vita: l’hard rock.
Ed ecco a quel punto che, l’immagine del “biker-rocker”, si è composta come per magia, dando corpo ad un’insolita fusione che non ha precedenti in alcun ambito. Certo, di sportivi di varia estrazione che, smessa l’attività principale, hanno tentato di riciclarsi in qualche campo artistico (dalla musica, alla scrittura, per finire al cinema) ce ne sono stati parecchi. Pochi però in grado di convincere davvero favorevolmente anche nella seconda “versione” della propria carriera.
Gradevole sorpresa: pure nelle insolite vesti di cantautore hard rock, l’ex centauro britannico riesce nell’ardua impresa di non apparire improvvisato o fuori contesto, sfornando un disco d’esordio genuino e ben assortito. Non in odore di capolavoro ovviamente, però suonato con assoluta competenza, rifornito di canzoni lontane da svenevolezze o piacionerie e – aspetto che ai nostri occhi matura notevole rispetto – per nulla asservito a qualsivoglia trend imperante, avulso da melensaggini acchiappa-consensi buone per scalare le classifiche di vendita e fedele all’idea tradizionale di rock duro.
Pare dunque, che Toseland – di concerto con l’ex Little Angels, Toby Jepson – abbia davvero voluto mantener fede ai propositi dichiarati sin dall’abbozzo di questa nuova esperienza, rendendo omaggio a quelli che da sempre dichiara essere i suoi ascolti preferiti: Aerosmith, Ac/Dc e Bon Jovi. Ai quali, aggiungiamo noi, i grandi ed unici Tesla.
“Renegade”, debutto uscito da un paio di mesi, si presenta in tal modo come un condensato di sonorità “old style” che non spiacciono per nulla ed anzi, si prendono il lusso di farsi ascoltare più volte. Merito essenzialmente di una discreta qualità di fondo e di una certa dose di talento che l’artista inglese mostra di possedere, elementi cardine nella costruzione di un platter solido ed immediato che suona come un buon album dei Tesla o proprio degli stessi Aerosmith.
L’approccio è strenuamente “piantato” nella tradizione, il songwriting più che accettabile seppur limitato nella fantasia, i ritmi sono vigorosi e la voce – quella di Toseland – si prospetta come un bel miscuglio tra le corde vocali di Steven Tyler e quelle di Jeff Keith: niente male davvero…
Il tiro di “Gotta Be A Better Way”, “Crash Landing”, “Burning The System” (Ac/Dc, vero James?) e della title track “Renegade”, le melodie delle ballad “Just No Way” e “Kingdoms” ed i riff arcigni di “Good Eye Blind” ed “Emergency” sono alcuni dei momenti migliori inseriti in un esordio inaspettatamente genuino e piacevole, che ha nella sostanza dell’hard rock semplice e sincero la propria forza basilare.
Un modo senz’altro convincente per introdursi nel giro ed inaugurare una nuova chance di successo, lontano dai motodromi ma non certo senza la possibilità di sperimentare emozioni vivide e forti: il fatto poi, che – come già sottolineato – un nome comunque noto e “spendibile” come quello di un campione sportivo (o magari quello della deliziosa consorte Katie Melua, nota cantautrice jazz/blues), non sia stato utilizzato da traino per propinare qualche scialba canzoncina pop ma del sano ed onesto rock n’roll, è un aspetto che non può che accrescere la nostra personale stima.
Insomma, come direbbe Guido Meda, celebre e simpatico commentatore televisivo di MotoGp: “Toseland c’è”…
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