Recensione: Resist Control
Dal monicker assolutamente non originale (sui Metal Archivi se ne contano almeno 12 di band con lo stesso nome, tra “vecchie” e “nuove”) i britannici Regicide affrontano il mercato discografico con ‘Resist Control’, primo Full-Length, autoprodotto e disponibile dal 5 luglio 2024.
Neanche quello che suonano è poi così originale: un Thrash/Groove che pesca dal ventennio ’80-‘90’ e cantato con una voce urlata “vecchia maniera” in pieno Hardcore Style.
Indubbiamente questi ragazzi sanno suonare, sotto il profilo del sound “gira” tutto bene, c’è tecnica da vendere e sono veramente bravi nel concatenare riff di matrice Old School con le bordate Groove esplose nel decennio successivo, nell’essere versatili e nel riuscire a non infilarsi in pericolosi imbuti stilistici.
In ‘Resist Control’ c’è tanta musica Metal: dall’incedere cadenzato ma granitico di ‘One By One’ (peccato che il finale sfuma …) alle sensazioni allucinogene di ‘Suppression’, dalle penetranti sfumature Death che emanano le contro-voci della Title-Track alla velocità ficcante ed erosiva di ‘Disposable Crown’ … Ci soni rabbia, sofferenza, la voglia di far riflettere instillando un continuo fastidio … l’attacco sonico genera una nebbia opprimente ed inquietante dalla quale si vuole disperatamente uscire, squarciata da chitarre roventi ed annerita da pesanti linee di basso.
Soprattutto c’è tanta capacità, compositiva ed esecutiva, che porta ad un’articolazione continua e raffinata, il territorio esplorato è molto vasto, un continuo intreccio di ritmi abrasivi, assalti ficcanti e maligni rallentamenti.
‘Resist Control’ è un album difficile da catalogare: come detto all’inizio c’è il Thrash ed il Groove, ma si viaggia anche sui binari più tortuosi del Technical e del Prog, per poi piombare su linee classiche “priestiane” (‘Disposable Crown’) e “sabbathiane” (‘Unified Strength’) o ribaltarsi su prepotenti assalti mosh (‘One By One’). Una dinamica continua ed intransigente legata da un cantato caustico, feroce e disturbante, il vero elemento sovversivo del gruppo.
Ehhh sì! Nonostante la tanta energia e la bravura nell’articolare, l’impressione è che questa band viaggi con il freno a mano tirato, pensando più al risultato tecnico che non al pathos, lasciato quest’ultimo solo alla ferocia intrinseca del vocalist. In completa antitesi con il suo titolo è tutto un po’ controllato e compresso; manca il lasciarsi andare ed alla fine questo disco risulta bello ma un po’ freddo, nonostante gli argomenti siano molto caldi: i Regicide si scagliano contro chi ci controlla tenendoci in un pericoloso torpore che porta al decadimento cerebrale e cercano di provocare in noi una reazione che ci faccia ribellare a questo, che ci faccia svegliare da questa mortale sonnolenza. Sono i timori del nuovo millennio, da quando gli inganni sui social hanno preso possesso delle nostre vite, dividendoci invece di unirci. Negli anni ’80 c’era il pericolo nucleare, poi quello tossico – ambientale, ora questo … non c’è mai pace per le anime Thrasher!
Concludendo: il giudizio su ‘Resist Control’ è più che positivo. Per il futuro più personalità ed un approccio maggiormente istintivo però non guasterebbero … attendiamo gli sviluppi dei Regicide con vero interesse! Per ora bravi pur se con qualche riserva.