Recensione: Resonance
Due anni dopo Zeroland, riappaiono con un full-length i polacchi
Antigama, che presentano oggi il quarto lavoro, Resonance,
debutto discografico per la label americana Relapse Records.
Come prevedibile i nostri si mantengono su coordinate grindcore con una vena
sperimentale, dando vita a un disco dai toni dissonanti, con un riffing nervoso
e convulso, tanto da rendere ostico l’ascolto di Resonance almeno
ai primi passaggi. A ben vedere, gli Antigama, sotto la coltre di suoni
sintetici e frammentati, non fanno molto altro che riportare ai giorni nostri i
fasti del sound di stampo Napalm Death, riprendendo le tipiche sfuriate
della band di Birmingham, e arricchendole di soluzioni tecniche che, a mio
avviso, invece di arricchire la proposta, la affossano notevolmente.
Anche perchè si percepisce subito, che di sperimentale in Resonance
non vi è molto, se non per la volontà del quartetto polacco di donare un mood
“industriale” e imprevedibile ai brani, senza però convincere appieno, ponendosi
a metà strada tra la voglia di stupire e la volontà di assalire l’ascoltatore.
Quindi un disco tutto sommato né carne né pesce, privo della violenza tipica del
genere e dai tratti sperimentali non sempre riusciti. Un discorso che si estende
a tutte le tracce del lavoro, che non provocano particolari sussulti, tranne la
particolare Barbapapex, un brano strumentale dal gusto jazzato che
avrebbe potuto essere la colonna sonora di un videogioco della fine degli anni
ottanta.
Poco altro da segnalare per un’uscita che non verrà ricordata a lungo,
neanche dagli ascoltatori più appassionati. Il debutto su Relapse andava
sfruttato meglio.
Stefano Risso
Tracklist:
- Pursuit
- Seismic Report
- Ecstasy
- Neutral Balance
- Order
- Pending
- Remembering Nothing
- Barbapapex
- Psychonaut
- No
- After
- By and by
- Shymrok
- Types of Waste
- Asylum
- Unreachable
- Stars