Recensione: Restless Hearts
Archiviata l’esperienza Mechanix, tributo ai Megadeth del catanese, Valentino Valenti e Matteo Marano hanno unito le proprie forze in Jemineye, progetto che li vede debuttare nelle vesti di songwriter. Il primo traguardo è Restless Hearts, cinquina di brani prodotti e finanziati in proprio, su cui il gruppo è pronto a scommettere; l’offerta è un genere di difficile catalogazione, che pesca da thrash e progressive metal, ma denota già una certa allergia a schemi preconcetti e gusto negli arrangiamenti. Cotanta abbondanza può indurre talvolta a sperimentare senza soluzione di continuità, ma la spina dorsale delle composizioni è solida e flessibile.
Di thrash tout court, a dir la verità, si ascoltano solo accenni: la galoppata di Bite Your Pain, che accentua i limiti di una produzione fin troppo cristallina, o la conclusiva A Way For Tomorrow, memore dei Megadeth di metà carriera. Valenti sfoggia una trimbrica che può ricordare, in alcuni frangenti, il più aitante James Hetfield, ma i distretti di competenza sono altri. L’anima più coraggiosa della band emerge in My Direction – titolo non casuale per un’opener piuttosto atipica – o nel blocco centrale formato da Lust For Death e Impossible Reality. Il primo brano esalta il Matteo Marano solista, il successivo l’arrangiatore; in entrambi i casi l’ingrediente chiave è il feeling tra i due protagonisti. Un suono asettico, raffreddato dall’utilizzo di una sezione ritmica completamente programmata, lenisce il morso dei passaggi più irruenti; una situazione d’emergenza, come spiega la biografia dei Nostri, che si spera risolta quanto prima.
Un’occhiata ai testi: soggetti introspettivi e relativamente criptici si mantengono sullo sfondo di ogni singola canzone, aperti a varie interpretazioni. Non mancano riferimenti dichiaratamente autobiografici, come in My Direction (una risoluta presa di coscienza) o nel disincantato affresco di Impossible Reality.
Restless Hearts è un lavoro da assimilare con pazienza, pregno com’è di sfumature che si rivelano ascolto dopo ascolto. È palpabile il desiderio di puntare sulle proprie idee, senza l’imbarazzo della matricola: un approccio che, se unito al necessario spirito di auto-critica, può portare lontano. L’esordio è significativo.
Federico Mahmoud
Tracklist:
1 My Direction
2 Bite Your Pain
3 Lust For Death
4 Impossible Reality
5 A Way For Tomorrow