Recensione: Resurrection
Nome italo-americano, chitarrista di professione.
Facile l’accostamento con “la famiglia” dei virtuosi statunitensi capeggiati da Vai, Satriani, Petrucci e compagnia “plettrante”.
Niente di più errato.
Italiano fino al midollo, il nostro chitarrista di Treviso vanta un curriculum vitae che farebbe impallidire ben più di un professionista.
Nasce come chitarrista jazz e ben presto si sposta verso lidi più rock, altresì influenzato dal pop e dal funky. Notato dalle maggiori riviste specializzate nazionali e non, Steve collabora con gli artisti più disparati, muovendosi con disinvoltura in tutti i generi musicali sopramenzionati, portando il suo gusto, il suo groove e non ultime, naturalmente, la sua tecnica e le sua passione.
“Resurrection” – oltre l’inedita title track – riunisce due suoi precedenti lavori: “Rough Beat” del 2006 ed il mini “Rust & Gold” del 2008, rimasterizzati per l’occasione da Alex De Rosso (altro vanto delle 6 corde tricolore).
Sono sedici i brani che costituiscono questo lavoro, sei dei quali, cantati da sua maestà Richie Kotzen, che presta la sua voce nera e graffiante, al servizio delle ottime composizioni di Saluto.
Il chitarrista trevigiano si mostra non poco influenzato dal “mood” dell’ultimo Kotzen, presentando un disco in cui (nonostante l’ovvia eterogeneità, dovuta al fatto che stiamo parlando di due lavori ben distinti, qui accorpati) le atmosfere ricordano il rock anni 70, quello maggiormente viscerale, quello suonato di stomaco, quello “nero” , direttamente raffinato dal blues e influenzato dal soul e dal funky. Echi di Hendrix, dei suoi predecessori e dei suoi successori (tra i quali lo stesso Kotzen) trasudano da ogni solco digitale di questo cd, pubblicato dalla (benemerita) Emmeciesse/Heart of Steel Records.
Circondato ad un ensemble d’ottimi musicisti, Steve mostra ai nostri padiglioni auricolari, quello che dovrebbe essere il vero significato di musica rock. Musica suonata in modo genuino, spontaneo, dove le note non sono armi da scagliare in faccia al malcapitato di turno, ma parole per comunicare.
Steve ha gusto, feeling, ed un approccio assolutamente corretto ed indiscutibile: mettersi al servizio della musica e non viceversa. Calibra note, effetti (invero davvero pochi quelli utilizzati), si rende protagonista di vibranti bending e solos che fanno muovere i piedi e la testa.
Evitando per voi l’estenuante lettura di un esame traccia per traccia di ben 16 brani, citiamo il pezzo d’apertura, una “Too Late” che sembra avere legami di sangue con “Go Faster”, canzone di “kotziana“ memoria.
Un rock trascinante e interpretato magnificamente dalla chitarra di Steve e da un Richie ormai sempre più calato nel ruolo di singer, ci ben dispongono ad un ascolto lungo ma fresco, che non annoia e, cosa non da poco, prodotto in modo magistrale.
Mauro Donà, il cantante “ufficiale”, dotato di un ugola nera e convincente, a tratti accostabile al Seal più graffiante, ci guida in brani rock dal flavour decisamente soul e funky, come nel caso delle splendide “Out Of Time” e “Now I Know“.
Un mood jazz-blues, permea “Walkin”, un pezzo strumentale seguito a ruota da un’altra ottima interpretazione vocale dell’ex Shrapnel boy.
In “One Life”, Steve si prodiga in ritmiche rock supportate da un intrigante wha-wha e da un tocco decisamente raro. Un solo rock-blues incornicia un brano trascinante e ben riuscito.
Saluto ci mostra il suo lato maggiormente sperimentale nei (pochi) brani strumentali, senza mai lasciarsi andare a pazzie “frippiane” o scale inutilmente (in questo ambito) suonate a velocità da supereroe Marvel.
Tornando a parlare di “famiglia”, non possiamo non citare un progetto decisamente interessante, che speriamo fortemente porti il nome di Steve sotto i riflettori che merita.
La Famiglia Superstar, questo il nome della band, annovera nei propri ranghi artisti del calibro di: Marco Mendoza, Atma Anur e Terri Ilous, oltre naturalmente il nostro italianissimo (lo ripeteremo fino alla nausea) Steve.
Non possiamo fare altro a questo punto, che consigliarvi vividamente questo lavoro, magari gustato all’ombra di un ombrellone in riva al mare o sul bordo di una piscina.
Effetto “rinfrescante” assicurato!
Discutine sul forum nella sezione Hard Rock / AOR!
Tracklist:
1. Too Late
2. Out Of Time
3. I Still Fall
4. Now I Know
5. Walkin
6. One Life
7. Don’t Waste Your Time
8. Rough Beat
9. The Right Man
10. Fly
11. Train Jumpers
12. Resurrection
13. You Show Me
14. Birds
15. I Keep Waiting
16. Beautiful Silence
Line Up:
Steve Saluto – Chitarra
Richie Kotzen – Voce
Marco Donà – Voce
Lello Gnesutta – Basso
Marco Andrighetto – Batteria