Recensione: Resurrection Macabre
Era il sogno di qualsiasi amante del death tecnico: la reunion (quasi) contemporanea di Atheist, Cynic e Pestilence, nell’evidente impossibilità di includere anche i Death, avrebbe potuto far saltare le coronarie di qualsiasi accanito fan del genere, spentosi nell’indifferenza totale che aveva portato, ai tempi, allo scioglimento delle band suddette. Forti del supporto del pubblico odierno, che ha riscoperto il sound e i suoi classici e venera gruppi scomparsi sotto la polvere dei secoli, ecco quindi che le etichette fanno qualche telefonata, propongono contrattini interessanti e i musicisti in questione si sentono di nuovo stimolati a proporre il parto della propria creatività, com’è giusto che sia. Il più delle volte, scontentando i fan del death tecnico, appunto.
Se infatti gli Atheist stanno lavorando solo ora all’album di ritorno, dopo diversi tour trionfali, i Cynic hanno pubblicato un Traced In Air che col death non c’entra ormai assolutamente nulla, se non nella volontà forzata di inserire un estemporaneo growl qua e là; e per quanto il disco sia di alto livello, il suo appeal è evidentemente diretto al pubblico prog.
E i Pestilence? Eccoci al motivo di questa riflessione: nonostante i giuramenti solenni di Patrick Mameli, diventato nel frattempo un assicuratore di successo (?) e un buon padre di famiglia, che negava ai fan qualsiasi reunion del gruppo olandese in quanto sarebbe stata “poco sincera e poco ispirata” (ipse dixit, durante una chiacchierata dal vivo che ebbi l’occasione di realizzare con lui per i suoi C-187), rieccoli infine cedere alle pressioni, riunire un organico di tutto rispetto e tornare sulle scene. Scontentando i propri ammiratori.
Intendiamoci, la qualità dell’album è molto alta: si tratta di un disco death metal di stampo europeo, violentissimo, diretto, grezzo ed estremamente feroce; la voce di Mameli (oggi diventato anche cantante) è sorprendentemente perfetta per il sound odierno del gruppo, ma… non sono i Pestilence che la gente si aspettava, ovviamente. Perché? Va innanzitutto detto che la linea evolutiva del gruppo, appena prima dello scioglimento, l’aveva portato verso la contaminazione col jazz (di cui sono stati i veri precursori, insieme agli Atheist): Spheres è tuttora considerato come uno dei capolavori di questo tipo di mix, insieme al diverso e altrettanto irraggiungibile Elements, degli americani. Ci si aspettava logicamente una continuazione di questo sound, considerato anche il successo che riscuote in pubblico e gruppi giovani (basti solo pensare all’ultima, celebrata uscita degli Obscura, per fare un nome…); Mameli, tuttavia, aveva preannunciato che i Pestilence sarebbero stati un gruppo death metal in tutto e per tutto, e dobbiamo riconoscergli, almeno in questo, vera coerenza.
Nonostante una line-up che prometteva faville, infatti, i Pestilence di Resurrection Macabre suonano death metal olandese, punto: riff pesantissimi, scarni quanto basta, tempi veloci e abbondanza di blast beat, niente fronzoli particolari in fase di arrangiamento. E i pezzi, seppur altalenanti, rispondono bene alla cura: una Devouring Frenzy spacca da subito colli, attendendodi vedere vertebre saltare dal vivo, con il grugnito di Mameli perfettamente funzionale a un pezzo tanto viscerale; la (positiva) ripetitività di Synthetic Grotesque, con un riff tanto semplice e tanto difficile da togliersi dal cranio, vi spingera a tentare di suonare pure lo scopettone della mamma; la morbidangeliana title-track – col riff principale preso pari pari da un pezzo qualsiasi di Blessed Are The Sick – termina invece il lavoro con inesorabile pesantezza.
Purtroppo, nel mezzo, anche tanta aridità: brani come Fiend, Hate Suicide (riuscita a metà, specie nel chorus), Hangman o Y2H scivolano via troppo in fretta, o anche troppo lentamente per l’ascoltatore, ed è difficile sorvolare su una zavorra tanto numerosa, nella valutazione finale. Nonostante un Tony Choy (quasi sempre in ombra, a dire il vero) e un Peter Wildoer, insomma, Mameli non riesce nell’intento di riportare i Pestilence ai grandi livelli a cui la gente si era abituata sentendo i vecchi vinili: e forse, davvero, non era il caso di rispolverare un nome tanto pesante per un’uscita tutto sommato normale.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Discutine sul forum nel topic dedicato ai Pestilence!
Tracklist:
1. Devouring Frenzy 02:54
2. Horror Detox 03:20
3. Fiend 03:29
4. Hate Suicide 04:18
5. Synthetic Grotesque 03:57
6. Neuro Dissonance 03:28
7. Dehydrated II 03:47
8. Resurrection Macabre 03:47
9. Hangman 02:52
10. Y2H 03:39
11. In Sickness & Death 05:00
Bonus Tracks (re-recorded):
12. Chemo Therapy (4:59)
13. Out of the Body (4:31)
14. Lost Souls (4:33)