Recensione: Retaliate
Dal debutto sulla lunga distanza dei Misery Index mi aspettavo parecchio, se non altro viste le qualità che la band aveva dimostrato nei vari mini e 7″ pubblicati precedentemente: invece i 4 americani hanno sfornato un prodotto tutto sommato standard, cambiando di parecchio il proprio modo di comporre ed invertendo le proporzioni che volevano la band dedita ad un brutal/grind con un buon 20% di hardcore.
Retaliate, infatti, è un disco in cui l’hardcore di matrice statunitense fornisce la base del sound, estremizzata poi a livello ritmico da un drumming sempre su tempi velocissimi e completata da una voce a cavallo tra i due stili, ma mai troppo estrema. Insomma, mentre ci si aspettava una continuazione dello stile figlio dei Dying Fetus, band da cui metà della line-up proviene, i Misery Index hanno invece optato per qualcosa di più facile ed accessibile, che possa colpire in fretta l’ascoltatore lasciando perdere le intricate strutture brutal delle vecchie composizioni: il risultato ottenuto è però caratterizzato da una sostanziale piattezza, con l’attenzione che va a perdersi, nell’ascolto, già dopo le prime due canzoni.
Sono proprio questi gli episodi migliori dell’album: la title-track, posta in apertura, costruita su un ottimo riff portante, dove il basso risulta fondamentale; e The Lies that Bind, con una strofa ritmata ed accattivante.
Il problema sta proprio nel fatto che è venuto a mancare lo spessore dei pezzi, tanto che ci si ricorda un riff qua e là, dove quel riff costituisce già gran parte della canzone a cui appartiene: per il resto tempi veloci e tappeto sonoro pressochè uniforme la fanno da padrone, e non resta che skippare alla canzone dopo sperando in qualcosa di migliore. Mi spiace davvero dover dire questo di quella che reputavo una delle maggiori promesse estreme americane, ma alla prova del fuoco la band dimostra di non poter confermare quanto detto in pezzi come Manufactured Greed o Alive: vuoi per il deal con la Nuclear Blast (che certo ha un target diverso, per esempio, dalla Relapse), vuoi per le sincere intenzioni dei musicisti, Retaliate risulta per buona parte un colpo a vuoto, che si spera sia presto superato nella carriera di questi musicisti. I fan dell’hardcore più metallizzato potranno sicuramente trovarvi qualcosa di piacevole, mentre per gli amanti del brutal più sperimentale vengono sostanzialmente a mancare i punti di interesse. Di nuovo, davvero, peccato.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Retaliate
2. The Lies That Bind
3. The Great Depression
4. Angst Isst Die Seele Auf
5. Demand The Impossible
6. Order Upheld/Dissent Dissolved
7. Servants of Progress
8. The Unbridgeable Chasm
9. Bottom Feeders
10. History Is Rotten
+ (bonus track) Birth of Ignorance