Recensione: Return Of The Pride

Di Mauro Gelsomini - 4 Aprile 2008 - 0:00
Return Of The Pride
Band: White Lion
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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85

Con una serie di hit inanellate verso la fine degli anni ’80, la band di Mike Tramp si era ritagliata un posto d’onore nell’olimpo dell’hard rock/aor per poi subire il tracollo comune a molti act americani ed europei con il sopraggiungere delle sonorità novantiane, alternative su tutte. E anche i White Lion, come molti loro colleghi, non potevano mancare la nuova ondata hard rock degli ultimi tempi, meritevole di diverse reunion decisamente illustri.

Non poteva essere dunque “Return Of The Pride” il titolo del nuovo lavoro, volendo parafrasare, tutt’altro che velatamente, quel Pride che ancora oggi, a ventun’anni dall’uscita, costituisce ancora l’apice della discografia del Leone Bianco, nonché uno tra i capisaldi del genere.
Il “ritorno” cui si fa riferimento è da intendersi anche a livello sonoro e compositivo, nonché lirico; del resto quest’ultimo aspetto non ha costituito mai un punto di forza nell’evoluzione dell’hard rock sound.

Prodotto e registrato in Australia e Danimarca, l’album per qualcuno avrebbe più senso sotto il monicker “Mike Tramp”, o, al limite, “Mike Tramp’s white Lion”: sta di fatto che il singer biondocrinito è padrone assoluto del songwriting e della line-up, quasi dimenticando il sodalizio con Vito Bratta, meritevole dei vecchi onori. Non staremo però qui a disquisire sui dissapori o a filosofeggiare su questioni di leggitimità, perché il contenuto artistico dell’album suggerisce di tralasciare qualsiasi discorso estraneo alla musica in sé.

L’album fonde echi dei White Lion (con “Pride” e “Mane Attraction” a guidare il carro) e del Tramp solista, sparsi in brani ariosi, ruggenti, suadenti e accattivanti, forti dell’ugola d’oro di Tramp, e altalenanti tra sonorità più roboanti – le epicheggianti “Sangre de Cristo”, opener di sicura presa, con i suoi nove minuti dalle tinte progressive, e “Battle At Little Big Horn” – e altre più AOR-addicted, come “Dream”, candidata a best-track, “Live Your Life” e “Finally See The Light”, tutte caratterizzate dalla positività melodica e dal poco impegno lirico tipici del genere.
Da segnalare anche le due ballad, “Never Let You Go”, sostenuta da un pianoforte iper-ruffiano, e “Take Me Home”, bonus track per il mercato europeo e altra candidata a migliore del lotto.

In definitiva, se di ritorno o meno si possa parlare (in effetti Tramp non ha mai smesso di calcare i palchi di mezzo mondo), importa davvero poco. Ci troviamo di fronte a un fulgido esempio di melodic hard rock americano, in perfetto stile White Lion, checché se ne dica.

Tracklist:

  1. Sangre de Cristo
  2. Dream
  3. Live Your Life
  4. Set Me Free
  5. I Will
  6. Battle at Little Big Horn
  7. Never Let You Go
  8. Gonna Do It My Way
  9. Finally See The Light
  10. Let Me Be Me
  11. Take Me Home (European Bonus Track)

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