Recensione: Return To heaven Denied Pt.2 – A Midnight Autumn’s Dream

Di Stefano Vianello - 11 Agosto 2010 - 0:00
Return To heaven Denied Pt.2 – A Midnight Autumn’s Dream
Band: Labyrinth
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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80

Sono passati dodici anni da quel lontano 1998, anno in cui i Labyrinth davano alle stampe il loro secondo album, ovvero quel Return To Heaven Denied che li ha consacrati come una delle migliori realtà power del nostro paese e non solo. Diverso tempo è trascorso da allora e la band ha subito cambi di formazione (Olaf Thorsen ha lasciato il complesso per dedicarsi completamente ai Vision Divine) e il sound si è evoluto: una prepotente vena progressive ha iniziato a fare capolino nel disco omonimo Labyrinth, per poi esplodere del tutto con il successivo Freeman. 6 Day To Nowhere ha fatto dividere nettamente in due i fan e da qui è iniziato un periodo buio per i Labyrinth in cui notizie fumose e confuse hanno annunciato lo scioglimento della band.
Per lunghi mesi il gruppo non dà notizie di sé ma, finalmente, tanto atteso quanto improbabile, arriva il comunicato che tutti aspettano: Olaf ritorna e il nuovo lavoro sarà il seguito di quello che tutti considerano il disco migliore della band, il titolo sarà Return To heaven Denied Pt.2 – A Midnight Autumn’s Dream. L’annuncio crea da subito un’attesa spasmodica e non poche perplessità dovute dal fatto che il titolo porta un nome “pesante”, ma soprattutto dall’idea che non sempre le parti seconde riescono ad essere all’altezza delle prime.

Fortunatamente ogni fantasma viene scacciato nel momento in cui il disco comincia a girare nello stereo. La nostalgia dei “vecchi tempi” ci avvolge e il sound che la band ha forgiato agli albori torna a rapirci legandosi strettamente al finale di quella Die For Freedom che concludeva il primo capitolo: infatti proprio le stesse note suonate capovolte vanno a formare l’incipit iniziale del brano di apertura The Shooting Star. L’atmosfera ricreata, volutamente ci porta subito con il pensiero indietro negli anni, ma attenzione il “già sentito” dura giusto il tempo delle poche battute iniziali, perché un repentino cambio di tempo scatena tutta la dirompente potenza di questo brano: power metal veloce, tecnico e carico di melodia proprio come ci si aspettava in questa nuova seconda parte del concept. Lo stile e le sonorità che vengono messe in mostra, nonostante il forte e quasi obbligatorio legame con il passato, rispecchiano pienamente la maturità raggiunta dalla band in tutti questi anni di duro lavoro: melodie ricercate si amalgamano perfettamente a riff taglienti, senza tralasciare un’ottima parte di elettronica portata in risalto da Andrea De Paoli sempre pronto a supportare le chitarre di Olaf Thorsen e Andrea Cantarelli. Ovviamente gli sforzi dei componenti del gruppo sarebbero vani senza l’aiuto della splendida voce di Roberto Tiranti che, insieme ai virtuosi chitarristi, mette la firma su tutte le composizioni di questo nuovo lavoro.
Altro brano che risalta è A Chance, pezzo proposto già diverse volte anche in sede live, dove una breve intro di pianoforte e una voce carica di emozione portano agli sviluppi di una canzone che alterna melodia ad aggressività, supportati da una ritmica sempre precisa ad opera dell’ottimo batterista appena entrato in formazione, Alessandro Bissa (Vision Divine). Eleganti risultano le sequenze di assoli in cui Thorsen, Cantarelli e De Paoli si alternano in questa come in tutte le altre tracce: nonostante qualche piccola sbavatura qua e là nelle esecuzioni, la classe dei musicisti riesce a trasmettere grinta e passione.
In questo disco non ci sono solo richiami al passato, infatti brani come Like Shadows In The Dark e Princess Of The Night risentono chiaramente dell’influenza dello stile adottato dalla band negli ultimi lavori o pezzi come Sailors Of Time che sembrano racchiudere il giusto compromesso tra passato e presente, con riff accattivanti ma allo stesso tempo estremamente melodici.
La titletrack A Midnight Autumn’s Dream è una canzone lenta e sognate, carica di sentimento, nella quale fanno capolino violini in sottofondo ad alimentare la carica di pathos che il quintetto vuole trasmettere e una prestazione vocale da parte di Tiranti come poche se ne vedono al giorno d’oggi: emozionante è l’unico termine adatto per descriverla.
La band subito dopo propone in sequenza The Morning’s Call, brano veloce e potente, e In This Void, unica canzone del concept scritta dal quartetto Thorsen – Tiranti – Cantarelli – De Paoli, con un’altissima dose di elettronica che lo rende decisamente particolare rispetto a tutto ciò che finora è stato proposto, sicuramente una delle composizioni più piacevoli da ascoltare.

Un ritorno ai vecchi tempi, ma anche un passo in avanti quello che i Labyrinth hanno fatto in questo ultimo lavoro, dove la passione per la musica viene sprigionata in ogni sua nota. I confronti con il passato vanno si fatti, ma con tutte le precauzioni del caso: sono trascorsi dodici anni, la line-up ha subito alcuni cambiamenti, l’esperienza è maturata. E si sente! Un disco sicuramente degno del primo capitolo, che aggiunge un altro ottimo acquisto da fare in questo 2010 pieno di sorprese per il power metal italiano.

Stefano “Elrond” Vianello

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Tracklist:
1. The Shooting Star
2. A Chance
3. Like Shadows In The Dark
4. Princess Of The Night
5. Sailors Of Time
6. To Where We Belong
7. A Midnight Autumn’s Dream
8. The Morning’s Call
9. In This Void
10. A Painting On The Wall

Line-up:
Roperto Tiranti – Voce e basso
Olaf Thorsen – Chitarra
Andrea Cantarelli – Chitarra
Andrea De Paoli – Tastiera
Alessandro Bissa – Batteria

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