Recensione: Return to Metalopolis Live

Di Riccardo Angelini - 14 Luglio 2007 - 0:00
Return to Metalopolis Live
Band: Chris Poland
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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30

Poland Sells… But Who’s Buying?

Chi sia Chris Poland non c’è bisogno di spiegarlo in questa sede. Quello che qualcuno dovrebbe spiegare invece è con quale coraggio si possa infilare un disco come questo negli scaffali di un negozio. Ma andiamo con calma e partiamo dal principio.

Siamo nel 1991. Chris Poland, talento e sregolatezza, ha già posto la propria firma su due monumenti del thrash chiamati “Killing Is My Business… And Business Is Good!” e “Peace Sells… But Who’s Buying?”, è già stato cacciato a pedate dalla squadra dei Megadeth per uso e abuso di droghe e ha già dato inizio alla propria carriera solista con un esperimento heavy-fusion dal titolo “Return to Metalopolis”. Ora, nel 1991 appunto, Chris sale sul palco del Mason Jar di Phoenix e mette in scena i suoi nuovi pezzi, lanciando nella mischia anche una “Wake Up Dead” presa a prestito dai giorni di gloria al fianco di Mustaine. Sedici anni dopo il passato rigurgita tale esibizione, la raccoglie in un CD da mezz’oretta scarsa e le fornisce un titolo dei più creativi: “Return to Metalopolis Live”. Bene, e noi che cosa ce ne facciamo?

Se avete perso il vostro fermacarte preferito, e ne cercate uno particolarmente originale, potreste forse fare un pensierino a questo cimelio che la Lion Music ha ben pensato di riesumare dalla decade scorsa. Se ciò che cercate è invece un album non già di buona musica, ma quantomeno dotato di senso, allora statene di molto alla larga. A meno che non bruciate infatti dalla voglia di ascoltare l’inedito demo “Pandora” o la b-side degli Ohm (nuova creatura di Poland) “Tin Man” – per tacere dell’esclusivo video di “Alexandria” – difficilmente un’uscita come questa potrà convincervi a scomodare il portafogli dalla sua tasca.

Al di là delle non esattamente imprescindibili bonus track, i contenuti dello show non sono altro che un sunto del succitato solista da studio (cover esclusa, of course), e considerato l’apporto pressoché nullo del pubblico sulla versione dal vivo la differenza quasi non si nota. La tecnica di Poland e soci del resto non si discute, al massimo qualcuno potrà discuterne la proposta musicale, un ibrido di heavy e fusion giusto un po’ troppo dispersivo, che una sventagliata di buon vecchio thrash non riesce a rendere più di tanto accattivante. Tanta noia insomma, per un album che se fosse uscito all’epoca avrebbe forse avuto ancora un senso, ma che oggi come oggi può servire solo a scucire danari dalle tasche dei più accaniti collezionisti.

Il monito sarà ormai chiaro: tenetevi a buona distanza da questa roba, nell’attesa che il mare delle nuove uscite la inghiotta e la restituisca agli abissi dell’oblio cui appartiene. Siamo certi che non ci vorrà molto.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. Return to Metalopolis  
2. Wake Up Dead  
3. Khazad Dum  
4. Psycho Boy  
5. Nightmare Hall  
6. Theatre of the Damned  
7. Pandora  
8. Tin Man  
9. Alexandria (video)

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