Recensione: Revenant
Da sempre il thrash metal ha garantito una grande elasticità nel legarsi ad altri stili musicali. Dal death metal, all’heavy metal, al rock… al black metal. Chi più ne ha più ne metta. Quello che conta è che, nella maggior parte dei casi, sopratutto quando alla base c’è la garanzia di un notevole bagaglio tecnico, questi approcci ‘multi-stile’ hanno sempre reso. Anzi, nel corso della storia del thrash metal, sono state proprio queste aperture mentali a far sì che il genere non tramontasse inesorabilmente così come è accaduto per moltissimi altri corsi artistici. Fu proprio a cavallo tra anni ottanta e novanta che qualcosa cambiò, dopo il grande impatto della Bay Area e della scena europea, in particolare di quella tedesca e inglese.
E siamo arrivati ai giorni d’oggi dove, sia le vecchie band, redivive più che mai, sia le giovani realtà, accostano alla loro più pura attitudine da strada, altre componenti, quali, nel caso dei nostri Zombie Scars, il rock e il groove. Il risultato è evidente. Certo, è inevitabile che vengano riportati alla memoria un sacco di riferimenti a ciò che fu. Il cantanto di Davide Riganelli (estremamente versalite!) ricorda un sacco di maestri della scena. A volte la sua espressività vocale riporta alla memoria Tom Araya degli Slayer, altre volte Robb Flynn dei Machine Head, giusto per citare i più conosciuti, ma nella sostanza tale stile interpretato è ben calibrato ad un songwriting azzeccato e coerente con le abilità del cantante. Un songrwiting che, come anticipato, altro non fa che mescolare melodia, groove, thrash, rock in una miscela deflagrante che sa regalare anche ottimi spunti armonici, degni di musicisti parecchio ispirati.
Pregio o difetto, valutatelo voi, ognuno con il proprio gusto. Il punto forte del lavoro sta invece nel lavoro chitarristico per mano di Francesco Riganelli che (finalmente, alla faccia di tantissime pubblicazioni prive di raffinatezze alle sei corde!) va ben oltre la mera esecuzione ritmica, ricamando con notevole gusto, a firma dei brani, delle sezioni soliste godibili e che rendono “Revenant” un prodotto di qualità, superiore alla media di quanto prodotto attualmente in Italia in ambito metal underground. Infine, Daniele Petri e Marco M., rispettivamente bassista e batterista della band, puntellano con notevole dinamica la sezione ritmica, scandendo tempi che ‘catturano’ ed enfatizzano l’ottima sinergia tra i quattro, punto forte di un gruppo coeso e ben orientato al risultato.
Siamo certi che l’entusiasmo sia notevole. Pure compositivamente i nostri se la cavano. A volte le idee possono sembrar poco meditate, in qualche frangente l’aspetto melodico smorza l’impatto del groove, ma tutto funziona.“Revenant” si asoclta con piacere, questo è indubbio! Una band dalle grandi prospettive.
Nicola Furlan
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Tracce:
01. Blessed Are the Devils – 03:53
02. Shivers – 04:28
03. Revenant – 04:02
04. Backyard Graveyard – 03:57
05. Bleeding Black – 04:21
06. 1987 – 05:27
07. High Tide – 03:06
08. On the Day of the Deads – 03:12
09. The Riddle – 03:40
10. Spirits – 04:09
11. Dead Eyes – 03:40
Durata: 44 minuti ca.
Formazione:
Daniele Petri: Basso
Marco M. : Batteria
Francesco Riganelli: Chitarre
Davide Riganelli: Voce