Recensione: Revenge-The Triumph of…Tribute to Manowar

Di Matteo Lavazza - 19 Settembre 2002 - 0:00
Revenge-The Triumph of…Tribute to Manowar
Band: AA. VV.
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Anno: 2002
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70

Attendevo questo tributo con curiosità, in quanto non mi sembra che siano usciti altri tributi ai Kings of Metal.
Il cd viene aperto dagli Highlord con “Sister Witch” come ospite alla voce, che mi pare sia l’ex cantante dei White Skull Federica “Sister”, con una versione di “Thor (The Powerhead) che non mi ha convinto molto, nonostante la buona prova di “Sister Witch” alla voce mi pare che la versione qui presente manchi un po’ di aggressività.
Seguono i Rosae Crucis alle prese con “Pleasure Slave”, scelta particolare che si rivela però azzeccatissima. Credo di poter affermare tranquillamente che i Rosae Crucis sono il gruppo che colpisce di più nel corso dell’ascolto, grazie soprattutto al fatto di aver saputo rileggere in chiave molto personale un brano come quello da loro scelto, rendendolo fresco ed emozionante, ma senza tradire quello che è lo spirito originale della song.
I Crisis de Fe si cimentano in una versione di “Kingdom Come” apprezzabile soprattutto per l’ottimo lavoro svolto con le voci, soprattutto all’inizio del brano l’uso di molte voci dà un tocco piuttosto particolare al tutto.
È poi il turno dei Dark Horizon, con la mitica “Heart of Steel”, e dei Metal Warriors , ovviamente alle prese con “Metal Warriors”. Entrambi i gruppi ci propongono delle versioni praticamente identiche alle originali, e se per i Metal Warriors è quasi ovvio essendo una cover band, dai Dark Horizon mi sarei aspettato qualcosa di più personale.
I Dark Avenger ci offrono una versione di “Dark Avenger” che non mi convince, la tastiera è troppo presente e rovina secondo me l’atmosfera oscura della song e, nella parte narrata centrale, si capisce quanto fosse importante la voce del grande Orson Wells  per questa canzone, il feeling che caratterizzava questa parte nell’originale sembra quasi scomparso.
Arriva il momento di “Courage”, propostaci dai Kaledon e di un’altra cover band dei Manowar, i Demons Whip. Anche qui potrei ripetere lo stesso discorso fatto in precedenza, se è lecito che una cover band riproponga i brani in maniera molto simile agli originali, dai Kaledon mi aspettavo un po’ di personalità in più. Anche il cantante Claudio Conti, seppur in possesso di un ottima voce, mi sembra che mal si adatti alla musica dei Kings.
Per i Solstice e per i Nameless Crime, alle prese rispettivamente con “Gloves of Metal” e con “Hail And Kill”, vale ancora una volta lo stesso discorso di prima, ovvero una riproposizione troppo simile alle versione originali per risultare per me interessanti, anche se i napoletani Nameless Crime hanno almeno cercato di dare un taglio minimamente personale alle ritmiche.
I Drifting Mines ci offrono la loro versione di “Fighting the World”, anche questa praticamente identica all’originale, in più mi sembra che la voce della pur brava Francesca Gottardi sia un po’ troppo “squillante” per una canzone dei Manowar.
I Tedeschi Logar’s Diary  si cimentano con “Blood of my Enemies”, in una versione resa quantomeno particolare dall’uso delle tastiere; secondo me non molto azzeccate, ma almeno hanno provato a metterci qualcosa di loro.
I brasiliani Liar Symphony  danno in pasto ai metalkids la loro versione di “Blood of the Kings”, ma anche in questo caso la riproposizione è veramente troppo simile all’originale che, come sempre, risulta molto superiore.
Gli americani Twisted Tower Dire (“Revelation (Death’s Angel) “) sono il gruppo in assoluto meno convincente del lotto, in virtù soprattutto di una registrazione veramente scadente.
Il finale è affidato ai Majesty con “Battle Hymn”, anche qui la versione proposta e in tutto e per tutto simile alla versione dei Re del Metallo. La cosa che mi suona più strana è una specie di fruscio che copre la voce del cantante nelle parti più acute.
In definitiva questo tributo ha secondo me molti chiaroscuri, pochi gruppi hanno avuto il coraggio di cercare qualcosa in più della semplice riproposizione dei brani, per contro bisogna notare l’ottimo livello tecnico di quasi tutti i gruppi partecipanti. Da notare anche l’artwork che accompagna questo tributo, secondo me assolutamente poco in linea con quella che è l’immagine dei Manowar.
 

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