Recensione: Revolution
Il mondo del music business è davvero strano, e spesso anche beffardo.
E’ incredibile, infatti, che una band come gli svedesi Bad Habit, attivi sin dalla seconda metà degli anni ’80, non abbiano potuto godere fin da subito, e nemmeno col trascorrere del tempo, degli elogi e apprezzamenti che si sarebbero, ampiamente, meritati. L’esordio “After Hours” – correva l’anno 1989 – non riuscì probabilmente a scolpire la memoria della maggior parte dei melodic rockers europei e d’oltreoceano, complice, probabilmente, anche l’altissimo livello delle uscite di quel periodo – Drive, She Said, Bad English, Signal, Giant, Mastedon, giusto per citarne alcune.
Ci voleva, perciò, qualcosa che potesse scuotere il gruppo dal torpore nel quale stazionava da poco meno di un decennio. C’era il bisogno di produrre un lavoro – pur in un momento non molto felice per il genere, vista la crisi degli anni ’90 – in grado di portare la compagine alla ribalta, andando a prendersi con le proprie forze ciò che il destino non aveva saputo offrire, ne tantomeno regalare.
La band, guidata del chitarrista Hal Johnston (più conosciuto come Hal Marabel) e dal cantante Bax Fehling, ingranò così la giusta marcia esattamente quando il calendario segnò la metà degli anni ’90, per precisione nel 1995, con la pubblicazione di “Revolution” – il quale resta tutt’ora l’apice della loro oramai ventennale carriera – iniziatore di un certo tipo di sound, successivamente riconoscibile e distinguibile nelle uscite che verranno (le ultime ed ottime “Above And Beyond” e “Atmosphere” non sono certamente escluse).
Il nuovo lavoro dimostra fin dal primo approccio come i Bad Habit abbiano raggiunto quella consapevolezza dei propri mezzi e quella freschezza compositiva in parte nascosta e in parte ignorata in passato. Una serie di hit da brivido si precipitano sull’orecchio dell’ascoltatore come un Boing 747 in caduta libera e che non accenna a fermarsi. E’ questo l’impatto provocato dall’opener “Sad But True” (tranquilli, i Metallica del “Black Album” non c’entrano nulla), pura fusione di Hard Rock bello tosto e di un AOR che, come da tradizione scandinava, non rinuncia alle tastiere nemmeno sotto tortura. Ulteriore dimostrazione ne sono le successive, e bellissime, “Hunger”, “Too Late” e, soprattutto, “Reach For The Sky” – uno degli apici assoluti non solo di tutto l’album, ma dell’intera discografia di Marabel e compagnia – dove le tastiere riescono ad evocare quell’atmosfera accogliente, avvolgente e dall’alto tasso emotivo, degno dei migliori masterpiece del rock melodico.
Se è poi l’emotività ciò che si apprezza e si ricerca di più, non si può di certo rimanere delusi al cospetto di tre lenti d’eccezione come “Still In Love With You”, “Watchin’ Over You” e “Broken Dreams”, dove la stupenda voce di Fehling abbandona momentaneamente il suo lato più grintoso, per lasciare spazio a quello più malinconico e sentimentale.
Ironia della sorte, è proprio la title-track a svolgere il ruolo di “mosca bianca”, proponendo una ritmica ed una progressione molto vicina a quella dei migliori Talisman di Jeff Scott Soto (guarda caso svedesi anche loro) di inizio anni ’90: veramente una “rivoluzione”, come suggerisce saggiamente il titolo, se paragonata al resto delle composizioni.
Nemmeno la parte conclusiva del lavoro riesce a subire un calo, una maggiore propensione alla sufficienza o al “tirar via”: il singolo “Another Night” (altra indiscutibile perla, per la quale è stato pure girato un videoclip), “High On You”, “Wipin’ Your Tears Away” e la conclusiva “Rumours” sanciscono quel ritorno all’adrenalina, condita e servita in salsa gustosamente tastieristica, che strizza l’occhio al rock più duro di matrice europea.
Traendo le somme, “Revolution” non ha forse tutte le carte in regola per affermarsi tra i classici intramontabili dell’Adult Oriented Rock di tutti i tempi, ma rappresenta senza dubbi una di quelle ancore di salvezza di un certo modo di intendere la musica, che, a metà degli anni ’90, rischiava seriamente di finire nel dimenticatoio, se non fosse stato per la tenacia e la testardaggine di compagini simili a quella di Marabel e poche altre.
Nota: il disco è stato ristampato nel 2003 dalla Rock Treasures/GMR con il titolo di “Revolution R.e.d.u.x.”, presentando una tracklist invertita nell’ordine con l’aggiunta di tre bonus track.
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Tracklist:
01. Sad But True
02. Hunger
03. Waterflow
04. Too Late
05. Still In Love With You
06. Revolution
07. Reach For The Sky
08. Watchin’ Over You
09. Another Night
10. High On You
11. Wipin’ Your Tears Away
12. Broken Dreams
13. Rumours
Line Up:
Hal Marabel – Chitarra
Bax Fehling – Voce
Sven Cirnski – Chitarra
Jaime Salazar – Batteria
Stevie Rose – Basso
Additional Musicians:
David Brandt, Tommy Falk – Tastiere
Sara Heurlin, Axel Holtås – Cori