Recensione: Revolution Road

Di Roberto Forghieri - 6 Dicembre 2013 - 23:45
Revolution Road
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2013
Nazione:
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76

Narrano le leggende che un giorno di primavera, nell’anno del signore 2011, sulle rive del fiume Ticino ebbe luogo l’incontro tra Sir Alessandro Del Vecchio (Edge of Forever, Hardline, LIonsville, etc) e Lord Gregor Klee, Signore della Avenue Of Allies, e che i due si accordassero per dare vita ad un’alleanza. Al richiamo risposero subito i coraggiosi Carmine Martone e Francesco Marras che brandendo le loro asce giurarono fedeltà al Patto; poi fu la volta dell’intrepido Stefan Berggren ad urlare il proprio assenso e quindi la compagnia si completò con l’arrivo dalla Scotia di Sir Paul Logue (Eden’s Curse) detto il “Basso” e dall’Italia di Sor Francesco Jovino (UDO, Hardline) detto “la Batteria”.  I nostri eroi avrebbero dovuto percorrere una strada innovativa, anzi, “rivoluzionaria” e perciò si chiamarono Revolution Road.

Le cose sono andate più o meno così, quello che conta è che oltre al sestetto base hanno collaborato alla realizzazione di questo album ospiti di pregio quali Alex Beyrodt, Thomas Jakobsson, Marcus Jidell e Stefan Jonsson.

Il cd si apre con “Wings Of Hope” brano agressivo quanto basta per dare la carica ed invogliare a proseguire l’ascolto di questo Long Playing. Subito in evidenza quelli che vogliono essere i pilastri di questo lavoro: melodia e grinta per l’aspetto musicale mentre la tecnica è sciorinata in abbondanza sia dal duo di (chitarre) soliste Marras/Martone che dall’ugola di Stefan Berggren (Snakes in Paradise, Company Of Snakes).

“Shooting Stars” è un riuscitissimo cocktail i cui ingredienti principali sono due parti di King Of Hearts ed una parte di Southern Sons; agitare bene e servire…così com’è!
La canzone che da il nome all’album ed alla band è decisamente più riflessiva con, un incedere cadenzato, che richiama gli Shy del compianto Steve Harris, e che il cantato quasi “dramatico” (con una m sola) di Berggren esalta come non mai.
“Hold On” si segnala per i virtuosismi delle due M (Marras/Martone) e la classe inalterata dell’ensemble italo-svedese.

“Ain’t Gonna Give My Heart Away” spezza con quanto ascoltato finora e si inoltra su sentieri battuti più e più volte dal Serpente Bianco di David Coverdale: blues, groove e chi più ne ha….ciliegina sulla torta, il solo è affidato ad un sentitissimo Alex Beyrodt (Voodoo Circle, Sinner,Primal Fear).
Anche la successiva “Love’s Got A Hold On Me” paga dazio a quei capolavori che sono “Slide It In” e “1987”: il finale in cui sembra di ascoltare una re-union Sykes/Coverdale è da brivido!
“Losing You” è probabilmente il pezzo forte: ancora qualche reminescenza Whitesnake miscelata ad un chorus catchy assolutamente da ascoltare. Berggren sugli scudi, ma tutta la band offre il meglio di se con Alessandro Del Vecchio a rispolverare i suoni dell’Hammond B3
Nuovamente Bluesy, la seguente “Take Your Love To Town” si inserisce sulla strada percorsa con i brani “Ain’t Gonna Give My Heart Away” e “Love’s Got A Hold On Me” mentre “Pretending Hearts” è il brano più raffinato di tutto il lavoro : “aoerre” DOC, DOP e IGP !!!!

La chitarra acustica di Stefan Berggren ci introduce a “Balloon”, ultima traccia del dischetto ottico, ed appartenente al lato Blues di questi Revolution Road, anche se il motivo è più scanzonato rispetto ai lavori sopra citati.

In ultima analisi si tratta di un bell’esordio per i Revolution Road e dell’ennesima conferma per Alessandro Del Vecchio, che come re Mida, fa risplendere tutto ciò che tocca…pardon suona!
Ancora una volta il “tastieraio” di Somma Lombardo si è circondato di Musicisti con la M maiuscola che sanno ben amalgamare pathos e tecnica, feeling e maestria, infondendole nelle dieci perle che compongono questo platter.

Bene, la missione è compiuta e la Compagnia ora può riposare, ma nel momento del pericolo i Revolution Road cavalcheranno ancora insieme.

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