Recensione: Revolve

Di Fabio Vellata - 20 Settembre 2009 - 0:00
Revolve
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Anno: 2009
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85

L’annata hard rock, sin qui un po’ sonnacchiosa fatta eccezione per alcuni highlight di rilievo visti in primavera, inizia finalmente a prendere quota.
Come per un motore che carbura poco alla volta, il cui pieno regime si lascia attendere per qualche tempo, anche per le questioni melodiche targate 2009, è nella seconda parte che i nomi grossi – i cosiddetti pezzi da novanta – sparano le proprie cartucce per regalare agli appassionati un autunno coi fiocchi.
Dopo i Gotthard, che abbiamo salutato con entusiasmo, ecco sotto i riflettori, un’altra realtà di grande spessore dell’universo rock-AOR. I riformati Danger Danger, band che, proprio in questo 2009, va a doppiare il secondo decennio d’attività, festeggiando la ricorrenza con l’uscita del nuovo album “Revolve”.

Atteso e bramato dai tanti estimatori della prima ora, a secco di news da parte del gruppo americano sin dal 2000, il nuovo prodotto curato dal leader Bruno Ravel con il rientrante Ted Poley, lasciava aperta la strada al dubbio ed alle domande in merito alla direzione stilistica accolta. Un felice ritorno alle sonorità dei patinati esordi, suggellati da due monumentali classici come l’omonimo album e “Screw It”, o piuttosto, un sentiero “modernista”, influenzato dagli stilemi contemporanei come già sperimentato in “Dawn”? O ancora, una derivazione “easy listening” ad alto tasso di divertimento in scia al gradevolissimo “The Return Of The Great Gildersleeves”?
La risposta non è certo delle più agevoli, ma rovesciando l’analisi per partire prima dai risultati, lascia spazio ad un’unica valutazione complessiva sulla qualità del nuovo platter.
Ottimo, soddisfacente e molto ben confezionato.

I Danger Danger del 2009 non tradiscono, infatti, le attese degli aficionados, garantendo in primis quanto da loro è più lecito attendersi. Tonnellate di melodie piene e briose, vicine al facile ascolto ma dai contorni mai dozzinali o scontati. Il songwriting di Ravel e West mantiene intatte insomma, le proprie fondamentali caratteristiche d’eccezionale scorrevolezza e pronta presa, senza svendere nulla a qualsivoglia principio d’infausto mutamento stilistico da “nuovo millennio”.
Non mancano tuttavia le sfumature contemporanee, utili a fornire un taglio attuale alla proposta della band statunitense.
Suoni moderni, espedienti tecnologici di nuova generazione e qualche armonia un po’ più “chiusa” rispetto alla consuetudine, sdoganano il nome dei Danger Danger direttamente nella realtà di questo specifico momento musicale, conferendo loro un fascino immutato e fedele a se stesso, pur se tutt’altro che fintamente nostalgico o dallo spirito ammuffito.
In buona sostanza, un disco in pieno stile DD che, ricoperto da una veste evoluta, si inserisce magnificamente nella tradizionale vena di freschezza e vitalità del rock americano di vecchia concezione, regalando ai propri ammiratori una serie di brani ad altissimo gradimento.

Il binomio iniziale “That’s What I’m Talking About” e “Ghost Of Love”, chiarisce nella pratica, ciò di cui abbiamo dato solo una sommaria descrizione sinora.
Un attacco hard rock sbarazzino ed una linea melodica irresistibile per la prima, una costruzione molto più contemporanea e leggermente meno immediata per la seconda. Suoni di chitarra robusti, immancabili assolo ed ottima interpretazione vocale da parte di Poley per entrambi. E sempre un denominatore comune nell’approccio stilistico complessivo, che non consente errori di valutazione ed attribuisce in maniera univoca l’appartenenza al songbook targato Bruno Ravel  / Danger Danger.
Il disco prosegue costantemente in questa direzione, contrapponendo tracce sornione e meno aperte del consueto come “Killing Love”, per poi catapultarsi nelle piene atmosfere di fine anni ottanta con la frizzante esuberanza di “Hearts On The Highway” e “Keep On Keepin’ On”. Una ballata “tecnologica” di grande gusto quale “Rocket Your Heart”, ed una straordinariamente old-style come la delicata “Fugitive”. Un coinvolgente attacco con la grintosa e divertita “F.U. $”, ed ancora un momento dal sapore odierno con “Beautiful Regret”, prima dei botti finali, riservati alla gigantesca melodia della sognante “Never Give Up” ed alla trascinante e coinvolgente “Dirty Mind”, ultimo tassello di una track list che, caso davvero più unico che raro, non presenta praticamente alcun filler o anello debole.

Se di ritorno in grande stile si doveva trattare, i Danger Danger hanno realmente scelto la via migliore.
“Revolve” si rivela, in effetti, un disco adorabile, delizioso e piacevolissimo, composto nella maniera più indicata per colpire l’attenzione di vecchi e nuovi fan con la carica tipica del miglior AOR della vecchia guardia, che tuttavia, riesce a mettersi in linea con i tempi acquisendo un profilo del tutto attuale.
Qualcuno lo ha descritto, a ragione, come un album molto affine alla produzione solista di Ted Poley. Non è difficile concordare, dato quanto sentito qualche tempo fa nell’eccellente “Smile” del biondo singer americano, influenza probabilmente di peso, nonostante la sua completa estraneità alla stesura dei brani di questo nuovo capitolo “D2”.

La sostanza in definitiva, ci porta in dote un’opera entusiasmante ed alquanto gradevole all’orecchio, divertente e ricca di ottimi brani che, al di là delle frasi di circostanza espresse da Poley in sede d’intervista, ci auguriamo davvero possa rappresentare l’alba di un nuovo inizio per questa preziosa realtà storica del miglior rock melodico d’ogni tempo. Sarebbe un peccato non sfruttare appieno e a lungo tanta grazia e ritrovata verve…

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Tracklist:

01. That’s What I’m Talkin’ About
02 .Ghost Of Love
03. Killin’ Love
04. Hearts On The Highway
05. Fugitive
06. Keep On Keepin’ On
07. Rocket To Your Heart
08. F.U.$
09. Beautiful Regret
10. Never Give Up
11. Dirty Mind

Line Up:

Ted Poley – Voce
Bruno Ravel – Basso
Steve West – Batteria
Rob Marcello – Chitarra

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