Recensione: Riders Of The Plague

Di Fabio Vellata - 21 Settembre 2007 - 0:00
Riders Of The Plague
Band: The Absence
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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75

Piacciono Arch Enemy, Soilwork ed In Flames?
Ottimo, allora questo è pane per i vostri denti.

Un inizio di recensione insolito per un album che invece proprio insolito non è, e che, come appena accennato, sembra davvero costruito appositamente per incontrare i favori dei tanti aficionados di uno dei generi più prolifici e sfruttati negli ultimi anni, quell’heavy-death, misto tra death ortodosso e ritmiche melodiche, che, partendo dalle terre nordiche, ha conquistato in breve tempo tutto il mondo metallico.
I The Absence, creatura messa in pista da Jamie Stewart (singer cresciuto con ogni probabilità ascoltando assiduamente gli At The Gates), non sono tuttavia figli del grande nord, ma dichiarano piuttosto origini “Floridiane”, altrettanto nobili se rapportate all’identità geografica di una marea di grandi acts di metal estremo, ma del tutto poco abituali quando relazionate allo stile proposto, smaccatamente e smisuratamente “swedish”.

Molti i passi in avanti offerti rispetto al precedente ”From Your Grave”.
Un songwriting più maturo, una convinzione nei propri mezzi certamente più elevata, produzione al top (a cura di Jonas Kjellgren degli Scar Symmetry) ed una serie di guest stars di lusso (Per Nilsson ancora degli Scar Symmetry, Santiago Dobles degli Aghora, Jonas Granvik degli Edge of Sanity ed il grande James Murphy), fanno di ”Riders Of The Plague” un album di congruo valore, ricco di spunti e motivi d’interesse che, sebbene non contemplanti l’originalità, contribuiscono a convincere, favorendo una valutazione più che positiva.

Punto di forza principale, appare senza ombra di dubbio essere l’ampio apporto fornito dai due chitarristi Peter Joseph e Patrick Pintavalle, impegnati in una serie incessante e torrenziale di riffs ed assoli di grand’efficacia. Ben amalgamate inoltre, le sotterranee influenze thrash che si agitano clandestine nelle varie composizioni (dichiarate poi apertamente con la cover dei Testament “Into the Pit”); interessante in questi frangenti, notare come l’impeto di brutalità ed aggressione sia brillantemente mitigato da trovate melodiche di ottimo effetto, cori di facile presa e fraseggi chitarristici decisamente scorrevoli e sciolti.
Alquanto appropriato e per nulla peregrino in tal caso, il paragone con i già citati Arch Enemy, eroi incontrastati di questo modo di far musica.

E’ in ottimi pezzi come “Dead And Gone”, “Echoes”, la strumentale “Prosperity”, “World Divides” e “Merciless” d’altronde, che la crescita della band statunitense appare tangibile e concreta, grazie ad un’esibizione di forza e potenza non indifferenti, unita ad un buon gusto ed a capacità esecutive che definiremmo di livello egregio.

Poco altro da aggiungere dunque.
A fronte di un grado di personalità non troppo elevato, le note positive concentrate in ”Riders Of The Plague” appaiono lampanti e ben messe in evidenza.
Musicisti preparati e professionali, ottima produzione dei suoni ed una manciata di canzoni che, pur non inventando nulla di nuovo, si fanno ascoltare con piacere e divertimento.

Ce n’è abbastanza per una promozione piena, non credete?

Tracklist :

01. Riders Of The Plague
02. Dead And Gone
03. The Murder
04. Echos
05. World Divides
06. Prosperity
07. Awakening
08. Merciless
09. Into The Pit
10. The Victorious Dead
11. Outro

Line Up:

Jamie Stewart – Voce
Peter Joseph – Chitarra
Patrick Pintavalle – Chitarra
Nicholas Calaci – Basso
Jeramie Kling – Batteria

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