Recensione: Rik Priem’s Prime
Rik Priem sarà ai più conosciuto per aver militato nei Frozen Rain, band belga autrice di due album: l’omonimo debutto del 2008 ed “Ahead Of Time” del 2012.
Dalla line-up di quest’ultimo lavoro provengono anche il cantante Carsten Schulz ed il bassista Vincent De Laat. La batteria è affidata a Rami Ali, già nei Lavalle insieme a Schulz, mentre le tastiere sono appannaggio di un amico di lunga data di Priem: Geer Margodt.
Trovata così la giusta alchimia ecco a noi Rik Priem’s Prime.
“Sunset Over Agartha” è il breve strumentale con cui si apre questa opera prima. A farla da padrone è la chitarra che si cala in un’atmosfera marcatamente teutonica e di ispirazione “Zeno-logica”.
Spazio quindi a “Babylon Rising”, con cui possiamo apprezzare la voce di Carsten “Lizard” Schulz già compagno di Priem nei Frozen Frain, le cui tonalità stanno a metà tra Gary Barden e David Coverdale. Anche il brano risente di queste influenze collocandosi nello spazio tra MSG e Whitesnake, con il solo centrale conferma la bontà del prodotto.
Dopo l’apprezzabile inizio i Prime alzano l’asticella con “The Future Is Now” miscelando l’hard rock che finora li ha contraddistinti con melodie prettamente AOR: ne viene fuori una “highway song” decisamente accattivante, ascoltare per credere.
In un crescendo di intensità e miscelando una certa dose di cattiveria “stradaiola”ad un ritornello decisamente “catchy”, Schulz tenendo fede al suo soprannome, cambia pelle e si trasforma in un novello Joe Lestè (ricordate i grandissimi Bang Tango?) per poi confermarsi anche come urlatore di razza: ne viene fuori “Hungry At Heart” in cui il riff richiama la band LosAngelina di cui sopra, mentre il chorus strizza l’occhio a “Guilty Of Love”.
Al primo ascolto di “Blinfolded” l’idea è che i nostri Myland abbiano mietuto proseliti anche in Belgio perché l’attacco bluesy che sfocia in un’apertura di tastiere è uno dei marchi di fabbrica del quintetto meneghino, forse per via di questa influenza, ecco uno degli episodi migliori di questa intera release.
“Chameleon” è uno strumentale suddiviso in tre parti: la prima presenta commistioni tra Rainbow e MSG, il break centrale è più lirico con la solista protagonista, infine si torna su riff decisamente rocciosi che lasciano anche spazio al basso (qui suonato da Priem stesso) in una sorta di novella “Into The Arena”.
Schulz torna all’assalto nella successiva “Flirting With The Alien” che porta il nostro “Lucertolone” a cavallo tra gli House Of Lords di James Christian e sua maestà David Coverdale.
Anche Priem non si esime dal proporre atmosfere più rilassate con “Kneel Before The Pieces (Of A Broken Heart)” anche se non si limita al classico ballatone come si può denotare dal solo del chitarrista belga, decisamente up-tempo.
Chiusa la parentesi slow eccoci all’ascolto di “In With The Freaks” che su un riff roccioso colloca un chorus decisamente pomp: il risultato che ne scaturisce è molto “eighties”.
“Looks Like Trouble” non si discosta da quanto fin qui proposto e si segnala per mettere in maggiore evidenza il lavoro di Rami Ali. “Run Angel Run” pur non essendo il momento migliore del cd contiene un refrain molto “purpleiano”ed un solo di derivazione Blackmoriana: potrebbe fare felici gli estimatori della storica band albionica.
“Bloodrush” è il brano più”furioso” di questo Rik Priem’s Prime a tratti Malmsteeniano nella struttura della canzone più che nello stile chitarristico.
Siamo in fondo alla scaletta del dischetto e la chiusura è affidata a “Child Of Anger”, che con i suoi 6 minuti e 21 secondi è la traccia più lunga a tratti quasi epica che, alternando momenti rilassati ad altri frenetici, è senz’altro un ennesimo episodio riuscito di questo esordio discografico.
In definitiva un debutto positivo ed una piacevole promessa di cui attendere conferma nel tour che seguirà in quest’estate 2014. Se ne avete l’occasione date una chance a Rik Priem ed ai suoi baldi compagni d’avventura.
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