Recensione: Riot Riot Rock’n’Roll
Un anello di congiunzione che lega tra loro l’ispido hard rock scandinavo appartenuto ad Hellacopters e Gluecifer e l’arcigna effigie del rock n’roll impugnato per anni dall’immortale Lemmy con i Motörhead. Addizionato da una grossa dose di sorniona contemporaneità affine alle cose più recenti nate in tali ambiti. Un nome per tutti: i Wednesday 13.
L’idea che abbiamo da sempre di loro e della musica che propongono da vent’anni è tutta qui, in una definizione oggettiva che ne delinea i contorni, chiamando in causa riferimenti lampanti ed alla portata di tutti.
I Bullets and Octane sono per natura un gruppo assolutamente derivativo, lontanissimo dall’idea di innovazione trasmessa al pentagramma. Forse proprio con questa consapevolezza e – concediamolo – anche grazie ad una briciola di talento, il gruppo è riuscito a conservare una propria identità in grado di perdurare nel tempo, foriera di un nutrito numero di uscite discografiche.
Mai davvero confortati da fama e successo nonostante le sponsorizzazioni primigenie di Gilby Clarke (ex Guns n’Roses) ed i concerti di supporto a grossi esponenti per lo più dell’universo alternativo, i quattro “pessimi elementi” losangelini hanno continuato imperterriti con la miscela di hard rock, punk e sleaze confezionata sin dagli esordi.
Con qualche aggiunta o variazione sul tema di scarsissima entità, comunque sempre inquadrabile all’interno di un contesto fatto di schiettezza e poche chiacchiere. Ovvero quella che, per intenderci, viene per convenzione definita “attitudine punk”.
Non sorprende quindi scoprire come anche per il settimo sigillo uscito giusto un paio di settimane fa, la ricetta sia sempre la medesima codificata sin dal 1998.
Chitarre veloci e scattanti, punk n’roll folgorante e ritmato, la voce del frontman e fondatore (nonché unico membro originario rimasto) Gene Luis ad alternare vocals pulite ed abrasive.
Tutto come già ascoltato e, dopo tutto, apprezzato nel corso di una carriera fortemente votata all’underground, seppur dignitosissima e rispettabile.
Una veste sotterranea che non deve tuttavia trarre in inganno: che i quattro ci sappiano fare è comunque evidente. Lo dimostrano almeno tre / quattro canzoni che anche in questo “Riot Riot Rock’n’Roll” non mancano di stuzzicare l’anima biker rinchiusa nel profondo di ogni rocker a piede libero. “Ain’t Gonna Be Your Dog“, “The Devil“, “Give me a Reason” e la stessa title track sono pezzi dal buonissimo potenziale, di certo utili nel rinforzare ulteriormente la nomea di ottima live band che i Bullets and Octane si portano appresso.
Non mancano tuttavia, anche gli episodi un filo meno convenzionali come “Chaos” e “Rooftop Tears“, vicini a quel rockabilly sgangherato e spettrale che ricorda vagamente gli altrettanto inevitabili Misfits.
Un’aggiunta buona per offrire un minimo di varietà ma neppure molto di più.
Di loro ricordiamo soprattutto una grandissima cover di “Rebel Yell” inserita nell’album d’esordio ed il profilo di gruppo rock’n’roll votato alla triade “sudore, energia e divertimento”.
“Riot Riot Rock’n’Roll” non cambierà nemmeno di una virgola un’opinione ormai destinata a rimanere cristallizzata per sempre e nella quale, con ogni probabilità, gli stessi Bullets and Octane sono orgogliosamente a proprio agio.