Recensione: Rise Of The Warlords
Gli Assedium sono un giovane gruppo italiano dedito a sonorità sfacciatamente Epic Metal. Nati per la passione che accomunava tuti i membri della band nei confronti di questa musica, il combo, dopo la pubblicazione di un discreto demo e con successivo cambio di singer, è approdato alla label italiana My Graveyard Productions che, con scelta coraggiosa ed intelligente, ha offertoloro un contratto.
La trionfale marcia epica che introduce l’album di debutto Rise Of The Warlords mette chiaramente in mostra l’attitudine musicale del combo italiano, attitudine musicale che può essere tranquillamente racchiusa in due (magiche) parole: Epic Metal. Accompagnati dalla voce tuonante del carismatico Luca Cicero la band si cimenta in una serie di composizioni a cavallo dell’Heavy Metal più fiero ed eroico. La possente Sacred Vengeance, dai grandissimi refrain, la cadenzata marcia metallica che viene a titolo Messenger of Chaos e l’infuocato incedere della magmatica Cimmerian Steel hanno dalla loro quella pagana trionfalità che riecheggiava, con le debite proporzioni ovviamente, in platter epocali di “manowar-iane” memorie. Un trittico d’apertura assolutamente vincente, dove gli Assedium sembrano in grado di poter plasmare quelle incredibili leggi musicali sviluppatesi negli anni 80 e riadattarle ad un sound che risulta fresco e personale. Under The Black Star, ossianica ed apocalittica nel suo asfissiante incedere, è un tributo alle atmosfere che permeavano in capisaldi come come Into Glory Ride. I suoi meravilgiosi refrain, il suo andamento e l’eroica prestazione del singer ne fanno sicuramente uno dei brani più riusciti dell’album. C’è ancora spazio per l’acciaio più puro e fiammante negli intrecci strumentali della successiva Swordsdance, song che precede il vero e proprio capolavoro del disco: March of The Oplites. Un dolce arpeggio ed un pacato ma minaccioso incedere di batteria sembra far riecheggiare, in tutta la sua passione, l’incedere minaccioso degli opliti, antichi guerrieri che sembrano prendere nuovamente forma nella nostra immaginazione attraverso questa fantastica suite dove refrain schiaccianti, costruzioni melodiche trascinanti ed intelligenti e struggenti riff si mescolano dando vita ad una musica che, sebbene moderna, sembra antica di 2500 anni (è forse questa la vera magia dell’epic?). E’ ancora Heavy Metal, di quello orgoglioso e puro a scandire l’andamento di Imperial Dream, al quale componimento gli Assedium affidano l’arduo compito di omaggiare la storia più arcaica della nostra Nazione, quella storia fatta di legioni, sogni imperiali, conquiste, civiltà, opere architettoniche che oggi sembrano soltanto ricordi, inutili e sorpassati, tra i giovani alle prese con l’acquisto del 4° cellulare di turno.
La fast song Chirst for Glory e Legions of The Underworld chiudono il disco regalandoci ancora due perle di ottimo heavy Metal, sebbene non paragonabili a quanto precedentemente ascoltato.
L’epica ancora una volta, per descrivere quei guerrieri dalle lance di bronzo, quelle città di marmo e qui “sogni imperiali” si affida nuovamente alla musica, a questa musica chiamata Epic Metal della quale sono gli Assedium, questa volta, gli interpreti di turno. C’è forse onore musicalmente più grande?
Vincenzo Ferrara.