Recensione: Rise To Dominate
Il dilemma è sempre questo
Il dilemma è sempre questo, e lo ripeteremo a lungo
nelle recensioni a venire (specialmente, ma non solo, in quelle relative al
death metal): quanto conviene al movimento, alla creatività e alla vita della
scena di un genere musicale l’inflazione di cloni? La risposta sembra scontata,
ma è un dato di fatto che se band del genere esistono e pubblicano dischi su
grosse label come la Metal Blade, in questo caso, è perché uno zoccolo duro di
ascoltatori si lascia affascinare dalla millesima struttura già sentita, anche
se proposta innegabilmente bene.
Gli Aeon, svedesi quasi sconosciuti fino a poco tempo
fa, sono assurti agli onori delle cronache dopo che Pat O’Brien,
chitarrista dei Cannibal Corpse, ha iniziato a pubblicizzarli in
qualsiasi intervista facesse come “la band da tenere d’occhio per il
futuro” e “una delle sue preferite in assoluto”: è
chiaro che una spinta promozionale come questa ha pagato, tanto che ora gli
svedesi si trovano a pubblicare il nuovo Rise to dominate sulla
potente indie tedesca/americana. Quanto c’è di vero nelle parole di O’Brien,
però? Dal suo punto di vista, tutto, bisogna riconoscerlo. Gli Aeon sono
praticamente una copia spiccicata degli ultimi Cannibal, quelli da Gore
Obsessed in poi, con fortissimi influssi dell’ottimo Kill
(il più diretto e feroce rilasciato dal gruppo floridiano da anni) e con solo
qualche tratto a distanziarli, che vedremo tra breve.
Le canzoni sono tutte basate sul brutal di scuola
Corpse appunto, quindi strutture abbastanza complesse, zero melodia, tecnica di
buon livello e un ottimo batterista, caratteristica di certo indispensabile per
suonare questo genere ad alti livelli; i suoni sono ovviamente pieni e potenti,
con chitarre e basso in perfetta sintonia a non lasciare buchi nel muro sonoro
creato dalla band. Ottimo anche il growl di Tommy Dahlström, capace
anche del classico screaming utilizzato a più riprese dal suo mentore George
“Corpsegrinder” Fisher, ed espresso al meglio nei rari rallentamenti
nella tracklist, come nella cadenzata You Pray to Nothing (una Death
Walking Terror con ispirazione molto minore). Le parti solistiche di
chitarra si intrecciano con gusto, anche se senza mai fare breccia per creatività
(la canzone citata ne è un esempio: l’assolo è tecnicamente buono ma ci si
aspetta sempre che decolli, il che non avviene mai).
In cosa differisce, insomma, questa ottima cover band
dai pluricitati Cannibal? Solo nelle tematiche, in sostanza. Gli Aeon puntano
infatti su testi satanici e anti-cristiani, pescando stavolta da fonti più
black che death, che li portano a toccare (anche con gusto decisamente
discutibile, come nella pessima intro di Caressed By the Holy Man) i
soliti temi polemici nei confronti della cristianità e dei suoi rappresentanti;
memorabile, del resto, era già l’involontaria comicità di un titolo come God
Gives Head in Heaven, presente sul precedente Bleeding the false…
Se quindi gli Aeon non sono assolutamente da buttare,
viste le innegabili capacità, è altrettanto vero che le stesse abilità sono
sfruttate al 20% della loro potenzialità: ci mettessero un po’ più di
personalità sono sicuro che questi svedesi supererebbero in volata persino gli
ottimi connazionali Visceral Bleeding e Spawn Of Possession; nel
frattempo sta a voi decidere se accontentarvi di un’ottima minestra scaldata o
cercare pietanze un po’ più fresche.
Alberto “Hellbound” Fittarelli
Tracklist:
1. Helel Ben-Shachar 03:29
2. Spreading Their Disease 03:41
3. Living Sin 03:08
4. Hate Them 02:45
5. You Pray To Nothing 04:31
6. Caressed By The Holy Man 03:5
7. House Of Greed 04:48
8. Godless 02:49
9. When The War Comes 04:09
10. There Will Be No Heaven For Me 04:41
11. Luke 4-5-7 03:50
12. No One Escapes Us 03:19