Recensione: Rising through the past
Dopo quattro anni di svariate vicissitudini interne, i nostrani Walhalla si presentano al pubblico con una formazione finalmente stabile e con questo sostanzioso Rising through the past; concept album composto da ben 16 pezzi di heavy-power metal con chiare influenze NWOBM.
Matt e Nick rispettivamente cantante e chitarrista, intrapresero il progetto Walhalla nel lontano 2000 proponendo un genere da loro stessi indicato come “indefinito” che spaziava dal rock alla Queen all’Hard Rock dei Led Zeppelin fino ad arrivare ad un simil-thrash metal marcato Pantera.
Proprio a causa di queste differenti influenze, gli screzi interni si fecero consistenti con la tipica conseguenza dello scioglimento della band.
Lo split fece maturare i singoli elementi dei Walhalla che dopo una pausa più o meno lunga di riflessione, si riunirono definitivamente con nuovi obiettivi e maggiore entusiasmo.
Il concept ha inizio con la solita intro atmosferica (beyond the sea) che apre degnamente per l’up tempo Atlantis di marca decisamente maideniana e, seppur le idee sembrano non mancare, la produzione “casereccia” del promo, è talmente scadente da far calare a picco le curiosità suscitate dal prodotto finito.
Piacevole la successiva We feel tired che ha un titolo discordante rispetto alla reale brillantezza rappresentata dalla velocità di esecuzione del brano.
Il trittico seguente è delineato da due brani velocissimi separati da un infelice intermezzo acustico di chitarra distorta che mostrano ancora una volta la passione dei Walhalla per la band di Harris & Co infatti, sia in Iced Flame che in Dying today, lo stile compositivo e sonoro si avvicinano meticolosamente alle rispettive qualità della band inglese (con le dovute distanze naturalmente).
Altra intro, questa volta votata al fantasy (time’s flight), e successiva cavalcata power titolata Rainbows & Unicorns nella quale la band dimostra di possedere sufficienti qualità tecniche individuali.
La seconda parte del disco si apre con un altro up tempo, Blinded by glory, che precede l’immancabile ballad, Angel, caratterizzata a mio modo di vedere da una dubbia interpretazione da parte del singer Mattia, per altro discreto fino a quel momento, che la rende perlomeno scostante da ascoltare.
Shadows of crusade è il preludio ad un mini concept nel concept che ha inizio con l’act1 di Holy pyramids, ennesima intro (questa volta di chitarra acustica) che apre all’act2 e 3 del brano che ricordano (molto da lontano) gli Helloween di Keeper of the seventh keys soprattutto sotto il profilo della loro struttura. Il platter si chiude con un’altra ballad, The endless end, sicuramente più ispirata ed efficace della precedente Angel e stavolta un plauso va proprio al cantante Mattia che la porta sopra la media dei 16 pezzi fin qui descritti.
I Walhalla potrebbero diventare una band interessante da seguire in futuro nonostante questo Rising through the past non faccia risaltare appieno le loro buone intenzioni.
La caratura generale della band è discreta ma una qualità sonora inversamente proporzionale a quella di idee e tecnica non può far altro che far raggiungere loro una risicata sufficienza con la speranza di risentirli al più presto e soprattutto con una produzione all’avanguardia.
Gaetano “Knightrider” Loffredo
Tracklist:
1.Beyond the sea
2.Atlantis
3.We feel tired
4.Iced flame
5.The last breath
6.Dying today
7.Time’s flight
8.Rainbows & Unicorns
9.Blinded by glory
10.Angel
11.Shadows of crusade
12.Holy pyramids (act1)
13.Holy pyramids (act2)
14.Holy pyramids (act3)
15.The endless end