Recensione: Riskin’ It All
I D-A-D, sigla dietro cui si cela nientemeno che l’acronimo di “Disneyland After Dark”, monicker presto accantonato per ovvi motivi di copyright, nascono nella fredda Danimarca, precisamente a Frederiksberg, nel 1982 su iniziativa dei fratelli Jesper e Jacob Binzer, rispettivamente voce e chitarra ritmica e chitarra solista e del bassista Stig Pedersen.
Il sound proposto dal quartetto danese, completato alla batteria da Peter Lundholm Jensen (sostituito a partire dal 1999 da Laust Sonne), ferma restando una solidissima intelaiatura a base di hard ‘n’heavy, presenta numerose e peculiari contaminazioni che lo rendono nel suo complesso immediatamente riconoscibile e caratterizzante rispetto a quanto proposto da numerosi act coevi.
Le citate influenze vanno dal punk al southern rock, fino alle nuove tendenze anni ‘90, dall’alternative allo stoner, senza dimenticare un forte retrogusto country presente soprattutto nei pezzi acustici: non di rado, ponendosi all’ascolto dei lavori targati D-A-D, capiterà infatti di imbattersi in suoni distorti e rugginosi abilmente combinati con cadenze di stampo southern. A questo proposito “Riskin’ It All”, uscito nel 1991, agli albori del successo internazionale della scena di Seattle, rappresenta con ogni probabilità l’episodio più ispirato dell’intera discografia della band danese.
La scaletta proposta è molto varia e ben bilanciata e i D-A-D dimostrano fin dai pezzi posti in apertura di saper premere vigorosamente sull’acceleratore: “Bad Craziness” e “D-Law” sono, in una parola, irresistibili, il guitar work è dinamico ed esaltante e Jesper Binzer si distingue anche grazie ad un cantato sgraziato ma del tutto funzionale.
“Day Of Wrong Moves” si riallaccia al mood danzereccio e accattivante di “Sleeping My Day Away”, cavallo di battaglia presente su “No Fuel Left For The Pilgrims” che valse ai D-A-D un buon riscontro commerciale nel 1989, mentre “Rock ‘n’ Rock Radar”, con il suo andamento frizzante e sbarazzino lambisce addirittura lidi rock ‘n’ roll. E’ tuttavia negli episodi più contaminati che la band di Frederiksberg si esprime al meglio, rivelando un ottima capacità di sintesi tra elementi provenienti da generi musicali tra loro agli antipodi.
La soprendente “Down That Dusty 3rd World Road” è un pezzo acustico dall’atmosfera fortemente western, un ideale ibrido tra le armonie desertiche à la Morricone, il country di Hank Williams e l’immaginario da saloon della mitica “Rawhide” di Dimitri Tiomkin (chi non ricorda, a tal proposito, la celeberrima cover dei Blues Brothers nell’omonimo film del 1980?), il tutto rivisitato in salsa hard rock e con qualche spruzzata di sonorità alternative. Un altro grande esempio di cowboy song come andava per la maggiore a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni 90’.
“Makin’ Fun Of Money” ha un ritmo sostenuto e una melodia trascinante, la più cadenzata “Grow Or Pay” presenta, di nuovo, un felicissimo impasto tra le inusuali melodie intonate dalla voce graffiante di Jesper e sonorità di stampo yankee, mentre la successiva “Smart Boy Can’t Tell Ya” riporta in primo piano le chitarre sferraglianti dei Binzer Brothers per un altro brano che potrebbe essere scambiato per un outtake dell’album precedente, complessivamente gradevole ma lievemente sotto la media.
La title track rispolvera echi zeppeliniani e si rivela all’ascolto come il brano maggiormente debitore all’ hair metal ottantiano presente su “Riskin’ It All”, tuttavia la conclusione in grande stile è affidata a “Laugh ‘n’ A 1/2”, un’incantevole ballata acustica nella quale la voce rude di Jesper stride in maniera voluta e perfetta, coadiuvata ai cori dalle ugole altrettanto grezze del resto della band, con un tema melodico velatamente malinconico, il giusto commiato dopo una mezz’ora abbondante di divertimento firmato D-A-D.
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Tracklist:
01. Bad Craziness
02. D-Law
03. Day Of Wrong Moves
04. Rock n Rock Radar
05. Down That Dusty 3rd World Road
06. Makin’ Fun Of Money
07. Grow Or Pay
08. Smart Boy Can’t Tell Ya
09. Riskin’ It All
10. Laugh ‘n’ A ½
Line Up:
Jesper Binzer – Voce e chitarra ritmica
Jacob Binzer – Chitarra solista
Stig Pedersen – Basso
Peter L. Jensen – Batteria