Recensione: Ritornato Dall’Incubo
Mi ero occupato per la prima volta dei Silenzio Profondo nel 2017, in occasione del loro esordio su full length, redigendone la recensione che chiusi con un augurio, più che un’esortazione: compattare ulteriormente le fila della band e puntare al gradino superiore, dal momento che le basi sulle quali lavorare promettevano bene.
Oggi, a distanza di tre anni, torno a immergermi nella musica dei cinque metaller mantovani per via del nuovo disco, intitolato Ritornato Dall’Incubo, che da qualche tempo è disponibile sul mercato. Ad accompagnare il Cd griffato Andromeda Relix, un libretto di otto pagine con tutti i testi, le note tecniche e alcune foto del gruppo: in posa singola e d’insieme.
I Silenzio Profondo, nonostante vengano inquadrati ancora fra le new sensation del Metallo tricolore, per via di quel perverso meccanismo di dilatazione dei tempi che vige nel mondo HM e che vede coinvolti, più o meno consapevolmente, un po’ tutti (tanto da considerare “diversamente giovani” i soli Uriah Heep, Deep Purple e compagnia mentre ad esempio i Paragon permangono dei ragazzini, solo un po’ cresciutelli), nascono nel 2006 a Quistello, nel mantovano. Dopo la gavetta su pezzi di altri intraprendono la strada del cantato in italiano e fra il 2007 e il 2011 realizzano tre Ep. Nell’aprile del 2017, Matteo Fiaccadori, uno dei due chitarristi, perde la vita a causa di un incidente stradale. Il gruppo, dopo un momento di sbandamento, decide di onorare la memoria dell’amico continuando il proprio percorso che trova realizzazione nel debutto omonimo. Al momento, la formazione del Silenzio, schiera: Maurizio Serafini alla voce, Gianluca Molinari e Manuel Rizzolo alle chitarre, Tommaso Bianconi al basso e Alessandro Davolio alla batteria.
Ritornato Dall’Incubo consta di nove pezzi per 45 minuti di musica. A partire da “Incubo”, la traccia che apre il lavoro, ci si addentra in un percorso costruito su basi di solido heavy metal dal suono possente. La voce di Maurizio “Liar” Serafini è semplicemente bella, chiara, ben impostata e calata al meglio sulle trame dispensate dai mantovani. Le canzoni trasudano perizia e cura dei particolari, senza per questo far gridare al miracolo ma, che è poi quello che conta, sono in grado di valorizzare l’idioma nazionale tanto da far scattare quella curiosità che induce a premere nuovamente il tasto “<<” e, appena dopo, quello con scritto sopra “Play”.
I cinque die hard, poi, dimostrano di saper trattare tematiche serie quanto cose più leggere, esilarante quando “Liar” urla al cielo “Fonde il metallo su di me” all’interno di “Supernova” mentre “Solo Carne, Solo Sangue” va a segnare uno dei momenti più interessanti del disco grazie al riuscito connubio fra potenza e miele sparso. Da segnalare anche “Falsa Illusione”, traccia foriera di melodia diffusa che diverrà irresistibile in sede live.
Fa molto piacere constatare che i Silenzio Profondo, con questo Ritornato Dall’Incubo, abbiano marcato un deciso passo in avanti, sia in termini di songwriting che di resa alle casse. Quando esiste amalgama e ci si fa il mazzo per davvero, poi i risultati si vedono. Come già scritto per il debutto, ritengo valga la pena, per tutti gli amanti dell’Acciaio Italiano, segnarsi sul taccuino il nome di questa band.
Stefano “Steven Rich” Ricetti