Recensione: Ritual Kamasutra Kitsch
Coi Sesta Marconi si fa headbanging, del sano e grezzo headbanging, al quale è impossibile resistere, visti i ritmi trascinanti della musica di questo promettente act italiano originario di Campobasso (ma successivamente trasferitosi a Roma). A metà fra doom classico e hard rock, i Sesta Marconi tornano sulle scene dopo diversi anni di assenza (risale al 2003 la loro prima testimonianza discografica, il demo Black Soul Star) con un nuovo EP che mette in luce grande passione e grande cura nel portare avanti questo progetto. La professionalità che contraddistingue questo mini-cd è evidente fin dal bellissimo dipinto che troneggia in copertina, che perfettamente si adatta alle atmosfere settantiane e acide della proposta musicale. La band, composta da Sergio (voce), Stefano (chitarra), Nico (basso) e Giuseppe (batteria), può ritenersi pienamente soddisfatta del risultato ottenuto: Ritual Kamasutra Kitsch è un prodotto di qualità, che getta le basi per un futuro decisamente roseo.
Il genere proposto è doom metal con forti influenze dall’hard rock sporco e polveroso tipico degli anni ’70, e con qualche richiamo all’heavy metal classico; tuttavia, la definizione più azzeccata è fornita dai Sesta Marconi stessi, ossia doom’n’roll. Sebbene l’impalcatura musicale affondi le sue radici nel doom, i tempi non sono mai particolarmente lenti, ma anzi si lasciano spesso andare a galvanizzanti cavalcate e rockeggianti accelerazioni; un plauso particolare va alla chitarra solista, che non di rado si produce in assoli molto coinvolgenti e perfettamente inseriti nel fluire delle canzoni. L’apporto vocale è altrettanto valido: la voce di Sergio è espressiva, dotata di gran carisma e di notevole potenza, ed è in grado sia di raggiungere tonalità abbastanza alte (che donano alla musica un sapore a tratti epico), sia di assumere un timbro più sporco quando necessario.
L’apertura del disco è affidata ad una bizzarra intro che, come suggerisce il titolo Retrogradio, simula una radio disturbata che salta da una frequenza all’altra; un modo senz’altro originale per introdurre le atmosfere squisitamente retrò che ci accompagneranno per il resto dell’album. In Gloom è il pezzo più tipicamente doom: lento e cadenzato, chiaramente debitore alla lezione di gruppi come Candlemass e Saint Vitus, non si risparmia però qualche interessante variazione sul tema. E’ con Skeletons Party (Where The Devil Dances), però, che l’headbanging a cui si faceva riferimento in apertura può davvero avere inizio: col suo ritmo estremamente coinvolgente e la sua struttura sorprendentemente varia, si impone come la traccia più riuscita del disco. Con LSWD la componente doom torna a farsi gradualmente strada fra un’accelerazione e l’altra, per poi culminare nella seconda parte della canzone, pregna di atmosfere allucinogene e psichedeliche, concettualmente simili a quanto si può trovare in un album degli Electric Wizard. La conclusiva title-track, infine, è un pezzo rockeggiante e trascinante, ma non privo di sorprese, come un break più lento verso metà canzone.
Ottimo lavoro per i Sesta Marconi: Ritual Kamasutra Kitsch è un dischetto davvero ben fatto, senza alcun difetto di rilievo, ma anzi graziato da una produzione molto pulita e da un’evidente cura dei dettagli; questi ragazzi hanno personalità, passione per ciò che fanno, e i risultati non sono tardati ad arrivare. Ritual Kamasutra Kitsch è un eccellente esempio di come del buon doom’n’roll andrebbe suonato, e se questi sono solo gli inizi, l’avvenire dei Sesta Marconi lascia davvero ben sperare. Promossi senza alcuna riserva.
Giuseppe Abazia
Tracklist:
1 – Retrogradio (2:03)
2 – In Gloom (6:10)
3 – Skeletons Party (Where The Devil Dances) (7:13) (mp3)
4 – LSWD (9:26) (mp3)
5 – Ritual Kamasutra Kitsch (5:28)