Recensione: Rivers Of Paradise
In contemporanea con la reissue del mitico How Long, Michael Thompson presenta il suo nuovo progetto, coinvolgendo altre due star del pop come Mark Williamson (voce e basso) e John Robinson (batteria), ognuno dei quali vanta un’impressionante lista di collaborazioni con superstar del pop internazionale.
Williamson e Robinson, come anche Thompson, impegnatissimi nelle più redditizie attività di cui sopra, non si sono dedicati molto a progetti di melodic rock o AOR, a parte un disco solista a testa e un album, di Mark, Toto-oriented, intitolato “Bridge 2 Far”, nel 1989, ma finalmente l’amicizia e la comunione d’intenti ha portato al coronamento di ciò che probabilmente i tre avevano sempre desiderato: un album di puro AOR, degno tributo ai classici Survivor e Toto, in grado di accostare la cantabilità e l’immediatezza delle influenze citate, alla cura spasmodica e raffinatissima per gli arrangiamenti, da una parte, e alle numerose venature blues, direttamente attribuibili al rock settantiano di Led Zeppelin e Bad Company, dall’altra.
Scevro di ogni malizia commerciale (T., R. e W. non ne hanno davvero bisogno), “Rivers Of Paradise” è un album sincero, passionale, “true”, per dirla alla nostra maniera.
Prevalgono gli up-tempo, e le prime due song, “Set My Spirit Free” e “Rivers Of Paradise” scaldano i motori con il loro appeal, ma non svelano la vera direzione delle composizioni. Tocca quindi a “Hold On” esaltare la carica blues e addirittura soul del trio, con le successive “Indiscretion” e “Gonna Be Some Changes” a proseguire su ritmiche blues che alla lunga fanno rimpiangere la freschezza delle due opener.
E allora ecco puntuale la ballatona zuccherosa, che arriva quasi ritualmente con “Only A Letter”, seguita dalla rockeggiante “Hard Time Love”. Le elucubrazioni blues riprendono quindi con “One Good Woman”, dal sound fortunatamente più whitesnakeiano, e vengono interrotte dall’AOR di “Love Comes Calling”, per riprendere e concludere il platter con “Alimony Blues”, la più bluesy (e che blues!) del lotto, ad iniziare dal titolo, straordinariamente di classe.
A metà, dunque, tra il fascino della melodia accattivante e boombastica dell’AOR più classico e le malinconie sonore dei groove blues/rock, “Rivers Of Paradise” si fa apprezzare per l’omogeneità dell’attitudine compositiva, per la raffinatezza e per la grande esperienza degli attori coinvolti. Michael Thompson è delizioso.
Tracklist:
- Set My Spirit Free
- Rivers of Paradise
- Hold On
- Indiscretion
- Gonna Be Some Changes
- Only a Letter
- Hard Time Love
- One Good Woman
- Love Comes Callin’
- Alimony Blues