Recensione: Rivoglio il Mio Futuro
“Vogliamo inoltre utilizzare questo sito per condividere con voi il nostro credo: non abbiamo mai amato i gruppi che nei loro testi raccontano di guerre mitologiche…Noi abbiamo l’opportunità di “parlare” direttamente alle persone attraverso la nostra musica. Raccontandoci, senza però la presunzione di voler insegnare niente a nessuno. Ciò che vogliamo è solo che vi soffermiate a riflettere su quei principi, persi nella frenesia dei nostri giorni.”
Spesso affermazioni così lapidarie sono il riflesso di puro egocentrismo. Non è il caso dei gradesi Tempesta che, con il loro nuovo disco “Rivoglio il Mio Futuro“, si prefiggono l’obiettivo di urlare rabbia contro il sistema. Quindi via dall’aspetto compositivo ogni testo che non sia in italiano. La band opta per l’ uso esclusivo della lingua madre: quale strumento comunicativo più semplice e allo stesso tempo efficace? Compito arduo, ma ben riuscito.
Se il combo aveva intenzione di riuscire a comunicare con chi ascolta, allora il risultato è stato un successo. I temi trattati arrivano diretti, sono di forte impatto e foneticamente si incastrano alla perfezione al songwriting e alle melodie (operazione assai complessa quando si masticano lingue neolatine). Uno stile che richiama alla memoria quanto di meglio ha prodotto la scena Speed/Power di fine anni Ottanta, primi Novanta. Sono molteplici infatti i riferimenti alle pubblicazioni di band del calibro di Helloween e Megadeth (del periodo speed/heavy). Ai primi sono accostabili brani come Né Schiavi Né Padroni o L’Arte di Morire, mentre il pezzo più filo bay area è di certo la title track, tra l’altro dotata di ottimi refrain, di un’eccellente sezione ritmica e di un ritornello in grado di fissarsi nella memoria fin da subito.
La qualità tecnica che contraddistigue il terzetto è abbastanza eterogenea. Mentre Fulvio Sain e Carlo Rota dimostrano fin dalle prime note dell’album di possedere una marcia in più, bagaglio di anni e anni di esperienza (i due sono attivi dal 1991), altrettanto non si coglie dall’operato di Alessandro Longo. Il drummer, che di recente ha sopperito allo split con lo storico Jan Distefano, si esprime con piglio e porta a termine una prestazione più che sufficiente, ma ancora un po’ priva di quei fill in grado di rendere l’impatto dei brani granitico ed efficace. Nulla di irreversibile, ma già dalla prossima release sarà lecito aspettarsi una maggior variabilità delle battute, qui davvero buone per dinamica esecutiva, ma non altrettanto per ricchezza di contenuti.
Tra le canzoni maggiormente riuscite è da citarsi Parole come Fucili. Il pezzo è contraddistinto da melodie ricercate a cui pone firma una sezione solista raffinata che conferma le spiccate abilità di Fulvio Sain oltre che la vincente integrazione della sezione ritmica tra Rota e Longo. Il missaggio conferisce ai pezzi una gamma di suoni brillanti e puliti. Nel complesso la produzione appare quindi azzeccata eccezion fatta per il settaggio dei bassi, di cui si sente ogni tanto la mancanza.
“Rivoglio il Mio Futuro” risulta al momento un faro nello sconfinato mare di produzioni prive di personalità e slancio creativo, che non hanno altra ambizione se non quella di ottenere successo scopiazzando quanto cavalchi l’onda della moda. Sarà solo un Ep, ma questo disco fissa una prima importante orma sul percorso che mi auguro più di qualcuno deciderà di intraprendere: quello della musica sincera e di qualità.
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Nicola Furlan
Tracklist:
01 Rabbia Tra i Denti
02 Rivoglio il Mio Futuro
03 Né Schiavi Né Padroni
04 Parole come Fucili
05 L’Arte di Morire
Line up:
Fulvio Sain: Chitarra e voce
Carlo Rota: Basso
Alessandro Longo: Batteria