Recensione: Road To Ruin
Nulla di nuovo, ma ben confezionato.
Con questa semplicissima e finanche banale affermazione, è possibile riassumere in modo esauriente le impressioni suscitate sin dai primi ascolti da ‘Road To Ruin‘, album d’esordio dell’omonimo gruppo scandinavo (RIIR è, infatti, l’acronimo di “Road II Ruin”).
Fondata dall’incontro di alcuni onesti professionisti della scena melodica e progressiva (i membri dei Lion’s Share, Lars Chriss e Sampo Axelsson, Thomas Broman – già visto con Glenn Hughes, Joe Lynn Turner e John Norum – ed il bravo Matt Alfonzetti, singer dotato di notevole esperienza e capacità espressiva), la band nordeuropea sembra avere avuto, sin dalla propria costituzione, un unico e precipuo obiettivo, ovvero, quello di rispolverare sonorità datate, seppur alquanto affascinanti, riconducibili all’era dorata in cui Rainbow, Deep Purple, Black Sabbath e primi Whitesnake, dominavano le scene musicali di tutto il mondo.
Ben presenti ed evidentissime le fonti d’ispirazione, alla resa dei conti i risultati non appaiono tuttavia nemmeno lontanamente paragonabili a cotanta grandezza, confinando il progetto ad un’impersonale, e talora scontata, riproposta di cliché ormai abusati e noti a qualsiasi latitudine.
Ineccepibilmente ben interpretato e con una qualità dei suoni quasi perfetta, ‘Road To Ruin‘ è, infatti, un prodotto che, pure dopo ripetuti passaggi, non riesce ad assumere un’identità definita e del tutto propria.
Formalmente inappuntabile, si presenta, in ugual misura, come un disco un po’ povero di sussulti o emozioni rilevanti, lasciando, al termine dell’ascolto, poche memorie di se.
Non malvagie, ad ogni modo, tracce come l’iniziale ‘The Only One’, ‘Pleasure And Pain’ e ‘Until I See The Sun’, in cui il misto Deep Purple / Black Sabbath si amalgama discretamente, lasciando spazio a melodie di resa accettabile, è, tuttavia, l’uso smisurato di tempi medi, parti cadenzate e strofe eccessivamente ripetute, a zavorrare spesso l’album, impossibilitato, in tal modo, a spiccare il volo verso valutazioni di maggior profilo, a causa di una pesantezza e monotonia talora ingombranti, e di una staticità di fondo sin troppo marcata.
Uno stile poco ricco in termini di personalità e “carattere”, unitamente ad un songwriting talvolta farraginoso e poco scorrevole, fanno di ‘Road To Ruin‘ un esperimento riuscito solo a metà, salvato in parte dal buon mestiere degli artisti coinvolti e da alcuni attimi di gradevole coinvolgimento che, come raggi di sole in una giornata di pioggia, provvedono, di tanto in tanto, a sollevare il morale degli ascoltatori.
I fans più accaniti di Purple e Sabbath tentino un approccio, gli altri valutino bene prima di un eventuale acquisto.
Tracklist:
01. The Only One
02. Pale Rider
03. Face Of An Angel
04. Pleasure And Pain
05. For Your Soul
06. Walk The Line
07. Thorn In My Side
08. Crawling
09. Until I See The Sun
Line Up:
Matt Alfonzetti – Voce
Lars Chriss – Chitarra
Sampo Axelsson – Basso / Tastiere
Thomas Broman – Batteria