Recensione: Robbed In Paradise

Di Francesco Maraglino - 29 Marzo 2015 - 6:00
Robbed In Paradise
Band: Saints Trade
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2015
Nazione:
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71

I Saints Trade sono una band bolognese nata nel 2009, e che, da allora, ha collezionato diverse prestazioni live. Tra queste ci piace segnalare come degna di particolare rilievo quella che, nel novembre di quell’anno, li ha visti aprire in UK, al Fleetwoodstock Festival, per i britannici Ten. L’ensemble italiano ha, inoltre, al proprio attivo già un primo mini-album intitolato A Matter Of Dreams (2012).
A distanza di tre anni da quell’esordio discografico, i Saints Trade tornano adesso a proporsi al pubblico del rock pesante con un nuovo CD, denominato “Robbed In Paradise”. Nell’esordio in formato full-length i quattro rockers titolari ospitano anche talenti ben noti come Roberto Priori (Danger Zone), Pier Mazzini (Perfect View) e Tommy Denander (Radioactive, Impera, tra i tanti).
Il full-length propone un hard rock melodico notevolmente incentrato sul suono della chitarra, netto e roccioso, ma non disdegna di accarezzare le suggestioni melodiche proprie di certo sound ottantiano.

La band dà il meglio di sé in brani come l’opener To The Light, nella quale riffoni massicci ed assoli di pregio danno vita ad un fiero uptempo, e come California,  midtempo tra i più interessanti del lotto per songwriting e capacità melodica ed evocativa.
Degni di nota anche Like A Woman, altro rocker ben caratterizzato da chitarre sferzanti e da un ritornello accattivante, e, soprattutto, Inside, nella quale raffinati giri di chitarre (ospite qui Tommy Denander) ed una voce grintosa come sempre ma qui più calda, disegnano una traccia non  priva di suggestioni melodiche.
Da citare, poi, anche The Game, un brano veloce e trascinato dal groove dettato dal basso, che chiude degnamente il CD.
I Saint Trade si spingono, altrove, anche in territori slow, come nella distesa ballata Into Your Eyes, ed ancora nella sufficientemente intensa Dreams Running Wild, la quale avrebbe meritato, a nostro avviso, un più definito sviluppo melodico.
E se Siria (Dawn Breaks In), drammatica e guerresca, e RocknRoll Man, effervescente quanto basta, offrono altre varianti al suono dei Saints Trade, altrove si denota un indulgere su ritmi costantemente “medi” ed uno sviluppo che forse non valorizza, sul piano compositivo, tutte le potenzialità dei brani.

Robbed In Paradise, dunque, mostra una band assai promettente, in grado di fornire esecuzioni impeccabili e dall’ottimo suono, e che potrà certamente spiccare il volo se saprà fornire un ulteriore “tiro” ed una maggiore caratterizzazione compositiva ad alcune delle proprie canzoni.

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