Recensione: Robert Johnson’s Tombstone
Dedicato ad uno dei padri putativi del blues, Robert Johnson – musicista dalla vita rocambolesca scomparso circa settanta anni fa – il nuovo album dei veterani Thunder è uno di quei prodotti che ogni appassionato di hard rock tradizionale attende con pazienza e costanza almeno una volta all’anno.
Basandosi su di una ricetta che solo in pochi casi ha segnato passi falsi (qualche sbandata più commerciale di metà carriera), “Robert Johnson’s Tombstone” riprende infatti le fila intessute con il precedente “The Magnificent Seventh”, proseguendo sul filone blues – hard rock di grande grinta e passione che fa dell’immaginario “western” uno dei cardini sui quali poggiare il proprio fascino, offrendo così una serie di canzoni dal taglio quasi cinematografico, venate da sottili riferimenti country e sempre devote alle radici del genere musicale proposto.
Episodi come “Don’t Wanna Talk About Love” e “Dirty Dream” non sfigurerebbero nella colonna sonora di un qualsiasi moderno prodotto hollywoodiano dedicato al selvaggio west, mentre immediati e per nulla nascosti, sono i riferimenti ai veri ispiratori della musica delinquenziale conosciuti con il nome di AC/DC, presenti nelle sfavillanti e movimentate “The Devil Made Me Do It” e “What A Beautiful Day”, canzoni costruite con mestiere ed abilità sfruttando situazioni certamente non innovative o rivoluzionare ma al contempo ricche di vigore e simpaticamente energiche.
Lo schietto hard di “The Last Man Standing” (titolo molto eastwoodiano) reca poi un incedere talvolta non troppo lontano da alcune situazioni care ai Led Zeppelin, senza comunque perdere mai di vista le sfumature a cui l’intero platter fa riferimento, mentre gli attimi maggiormente riflessivi e romantici assumono il nome di “A Million Faces”, “My Darkest Hour” e “It’s All About You”, ballate ideali per un falò sotto le stelle di un cielo estivo o un tramonto infuocato.
Gli accenni sudisti delle torride svisate chitarristiche di “Andy Warhol Said” e “Stubborn Kinda Love”, sono infine gli ultimi ingredienti che vanno a comporre l’ottava fatica del più “americano” dei gruppi britannici, lasciando quell’inconfondibile retrogusto di whisky invecchiato e quella immancabile sensazione di “polverosa” e ruvida energia che consapevolmente vengono evocati al fine di rendere giusto omaggio alle proprie radici musicali.
Ancora una volta il gruppo di Ben Matthews e Danny Bowes è dunque lieto di proporci un solido platter di robusto hard rock pieno di passione e vitalità, ed ancora una volta è impossibile non elogiare la bravura e l’ottimo livello espresso dalla band inglese, portabandiera di un genere musicale tradizionalista e molto ancorato alle proprie origini, che piace sempre e non manca mai di fornire buone soddisfazioni e prodotti di qualità più che valida.
Di certo, come nel 99% dei dischi realizzati in questo ambito, inutile mettersi in cerca di scintille di innovazione o di episodi esulanti dal contesto prestabilito: in questi casi il compito di rendere l’offerta più o meno convincente e meritevole è lasciata all’abilità dei musicisti e dei songwriters coinvolti.
I Thunder sono bravi e ci sanno fare, lo dimostrano da sempre, e “Robert Johnson’s Tombstone”, degno prosecutore della loro brillante carriera, è una di quelle uscite che, come detto all’inizio, i grandi amanti dell’hard rock classico, ruvido e sincero, non potranno assolutamente non prendere in considerazione.
Tracklist:
01. Robert Johnson’s Tombstone
02. Dirty Dream
03. A Million Faces
04. Don’t Wanna Talk About Love
05. The Devil Made Me Do It
06. Last Man Standing
07. My Darkest Hour
08. Andy Warhol Said
09. What A Beautiful Day
10. It’s All About You
11. Stubborn Kinda Love
Line Up:
Ben Matthews – Chitarra / Tastiere
Danny Bowes – Voce
Chris Childs – Basso
Harry James – Batteria
Luke Morley – Chitarra
