Recensione: Rock In Rio
Questo attesissimo live, come dal titolo si evince e come molti fans già sanno, è stato registrato durante il grandissimo concerto rock tenutosi in Brasile, parliamo appunto del “Rock In Rio festival”. La band inglese ha deciso di immortalare su cd questo show anche per aiutare lo sfortunato ex batterista Clive Burr nella sua lotta contro la morte (è infatti uscita in questo periodo anche una riedizione del singolo di Run To The Hills in due versioni per aiutare la raccolta di fondi per lo sfortunato Clive).
Tornando all’album non si pò non notare la tracklist di tutto rispetto contenente alcuni dei più grandi classici del gruppo, anche se gran parte delle canzoni provengono ovviamente dall’ultimo lavoro, “Brave New World”. Partiamo subito col dire che la produzione è alquanto scialba e che molto spesso tende a rendere, in alcuni passaggi, i riff delle tre chitarre davvero incredibilmente confusi, nonchè sovente i suoni dei vari strumenti si accavallano generando un muro sonoro poco nitido non certo all’altezza della situazione. Tuttavia queste pecche produttive diventano marginali e non riescono ad intaccare la professionalità e la grandezza di questa band, perchè dove non arriva la produzione, arriva il musicista, la sua tecnica, il suo cuore. La voce di Dickinson non delude le aspettative, la sua magia è la magia che hanno i grandi cantanti che hanno fatto la storia dell’heavy metal, di cui lui era, e conferma di essere tra i primi al mondo. Non siamo certo ai tempi aurei di Live After Death, (ci mancherebbe altro) ma la voce di Bruce è ancora carica di fascino e tecnica.
I momenti più emozionanti del live passano attraverso molte canzoni, la prima di queste è Ghost Of The Navigator, interpretata magistralmente da tutta la band, dove Dickinson carica i graniosi testi fantastici di una atmosfera davvero unica. Passiamo poi per Wratchild, altro grande classico che con la formazione odierna acquista un sapore molto diverso dall’originale, davvero immancabile. Si prosegue con gli storici e taglienti riff dell’ “accept-iana” 2 Minutes To Midnight, cavallo di battaglia di ogni concerto dei Maiden che si rispetti. Dopo la triste Blood Brothers troviamo una canzone che sarà motivo di gioia per tutti i fans, parliamo di Sign Of The Cross, capolavoro che stupì tutti ai tempi dell’album “The X Factor” e che finalmente contribuisce ad avverare uno dei sogni di molti metallers: quello di ascoltare Bruce che interpreta magistralmente questo imponente brano, imperdibile. Inutile spendere parole su The Trooper irrompente come non mai, nonostante la sufficiente produzione. Ben fatta Fear Of The Dark che lancia i cuori in un crescendo di emozioni che passano attraverso le note della successiva Iron Maiden per approdare alla classica Number Of The Beast fino a giungere a quell’ emblema dell’heavy metal che viene a nome di Hallowed Be Thy Name dove il nostro singer genera linee vocali davvero impeccabili, e, nonostante meno brillante (gli anni passano per tutti), la sua voce mostra ancora grandissima tecnica e feeling. Sanctuary precede Run To The Hills che chiude lo spettacolo nel migliore dei modi, ottima come sempre la prova di Harris, impeccabili in ogni situazione Smith, Murray e Gers, in forma come sempre anche McBrain.
In conclusione con questo live la band sembra davvero in grande forma, nonostante gli anni trascorsi. L’heavy metal non ha smesso di scorrere energico nelle loro vene. I Maiden sono tornati saldamente fra noi, e questo live ne è, sicuramente, un’ulteriore conferma.
Vincenzo Ferrara
Tracklist:
1. The Wicker Man
2. Ghost Of The Navigator
3. Brave New World
4. Wrathchild
5. Two Minutes to Midnight
6. Blood Brothers
7. Sign Of The Cross
8. The Mercenary
9. The Trooper
10. Dream Of Mirrors
11. The Clansman
12. The Evil That Men Do
13. Fear Of The Dark
14. Iron Maiden
15. Number Of The Beast
16. Hallowed Be Thy Name
17. Sanctuary
18. Run To The Hills