Recensione: Rock n’Roll Brotherhood
Nasce con velleità tutt’altro che di grande successo il side project imbastito da Dr. Freak e Mr. Four, rispettivamente voce e basso dei variopinti ed orrorifici Superhorrorfuck, gruppo veneto conosciuto qualche tempo fa in occasione del simpatico debutto edito per logic(il)logic.
Poche intenzioni di prendersi sul serio andando alla ricerca di particolari riscontri, ed un’attenzione focalizzata principalmente sulla voglia di divertimento e sul desiderio di tentare qualche soluzione musicale diversa rispetto a quanto proposto di solito con la band madre, sono le basi dalle quali è nata l’idea di “Rock n’Roll Brotherhood”, album dal titolo già di per se parecchio indicativo.
Più soft ed orientati su versanti hard rock dal taglio classico (meno horror ed un po’ di lustrini glam in più, insomma), i brani contenuti in questo estemporaneo progetto lasciano intendere la consueta buona capacità di scrivere canzoni già conosciuta con i Superhorrorfuck, oltre a porre in evidenza un discreto bagaglio stilistico tale da consentire alla coppia di apparire credibile anche in un ruolo leggermente discostato dalle follie abituali.
Il profilo assolutamente senza pretese del disco, in alcuni frangenti risulta tuttavia sin troppo palese e manifesto, tanto da non permettere alle composizioni di andare oltre alla prospettiva del semplice tentativo di “fare qualcosa di diverso”. Quasi si trattasse di una collezione di tracce incise per puro piacere personale e per le quali l’eventuale pubblicazione non era in origine nemmeno preventivata.
Le caratteristiche specifiche e la struttura stessa di “Rock n’Roll Brotherhood”, dimostrano, infatti, una cura (forse volutamente) scarsa per la produzione e la raffinatezza degli arrangiamenti, paragonabili in alcuni casi, ad un buon demo amatoriale composto e realizzato con lo scopo di farsi conoscere un po’ in giro, o tutt’al più, con l’intento di fermare su supporto fisico qualche idea da sviluppare con maggior cura in futuro.
Una sensazione di “incompiuto” e di grezzo pervade il cd nella sua interezza, ponendo in evidenza molte scelte – di suono soprattutto – che avrebbero di certo sortito migliori esiti se definite in modo più soddisfacente.
Caratteri “rustici” ed una forma parecchio artigianale, che ad ogni modo consentono di cogliere aspetti positivi e di percepire diverse buone idee sullo sfondo di alcune delle canzoni presenti in scaletta: non certo capolavori o opere di arte sopraffina s’intenda. Ma piuttosto, qualche discreto brano di melodic rock scanzonato ed irriverente in cui apprezzare un ottimo istinto per il ritornello “american style” di facile presa e la predilezione per certo rock da arena risalente a gloriosi eighties.
Il paragone che nasce spontaneo di tanto in tanto, non è ad ogni modo riferibile ad alcun protagonista specifico dell’epoca, ma ad un gruppo in realtà ben attivo ed apprezzato in questi ultimi anni.
Sarà forse per la voce sgraziata e “catarrosa” di Dr. Freak, sarà forse per i contorni rock n’roll di facile ascolto, sarà magari per qualche brano che più di altri ne richiama lo stile, ma il parallelo con i finlandesi Lordi, talvolta appare davvero a portata di mano.
Più in generale, le sensazioni ed i riferimenti scivolano, piuttosto che oltreoceano, in direzioni nordiche, allineando echi dei primi 69 Eyes, dei D.A.D. vecchia maniera e di certi Hardcore Superstar, in un composto che strizza l’occhio alla melodia senza però perdere mai di vista le necessarie doti di energico vigore.
Già dalle iniziali “Rock n’Roll Brotherhood”, “Occasional Lover” e “Love After Death” le similitudini si fanno concrete ed evidenti, per assumere poi contorni certi e definiti con “Jumpin’ Again”, “I’ll Never Forget”, “Destination L.A.” e “Masters of Aesthetics”, una serie di brani hard n’roll che senza sconvolgere per inventiva o per l’uso di formule particolarmente ardite, scorre in modo lineare e tutto sommato piacevole all’insegna di un easy listening semplice, diretto e divertito.
Meno convincenti sono invece le situazioni lente e romanticheggianti in cui la coppia cerca di inoltrarsi con “Farewell To My Muse”, il canonico ed immancabile lento del disco. Dr. Freak non sembra proprio avere le corde vocali adatte per intonare ballate da lume di candela e la frase portante della canzone risulta un pelo ripetitiva e ridondante, sebbene la melodia non appaia nemmeno in questo caso, dozzinale o grossolana.
Singolare infine la conclusiva “Your Words, Your Air, Your Day”, un inatteso sobbalzo danzereccio che miscela atmosfere gotiche con cori pop e chitarre rock.
Un esperimento piuttosto interessante e godibile per quanto non nuovo nel panorama hard europeo: chiedere di Jirky 69 e dei “sessantanove occhi” per credere.
Non molto elevato nel minutaggio (poco più di trentadue minuti), semplice nell’impostazione priva di grosse pretese e velocissimo da assimilare.
Superato l’ostacolo di una produzione un po’ deficitaria e di una voce che ai puristi del bel canto parrà probabilmente fastidiosa, “Rock n’Roll Brotherhood” non tarda a manifestarsi per quello che è, suscitando un commento che in una sola parola, riassume tutto quanto sin qui raccontato.
Carino!
Discutine sul forum nella sezione Hard Rock / Aor!
Tracklist:
01. Rock n’ Roll Brotherhood
02. Occasional Lover
03. Love Ater Death
04. Farewell To My Muse
05. Jumping Again
06. I’ll Never Forget
07. Destination L.A.
08. Masters of Aesthetics
09. Your Words, Your Air, Your Day
Line Up:
Dr.Freak –Voce / Chitarra
Mr. Four – Basso / Cori