Recensione: Rock The Cradle

Di Francesco Maraglino - 17 Dicembre 2016 - 10:20
Rock The Cradle
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Avevamo lasciato Dario Mollo, il prode axeman italiano (ma dall’afflato decisamente internazionale, dimostrato, tra l’altro, nei The Cage con Tony Martin) alle prese con i suoi Voodoo Hill e con la partnership con il glorioso Glenn Hughes (rispettosamente “zio Glenn” per la redazione tutta di Truemetal.it) nell’eccellente Waterfall del 2015.
Ma, da queste parti, si era parlato di lui proprio di recente anche in sede di recensione della ristampa dell’album dei Crossbones, grande formazione metal italiana degli anni Ottanta, della quale proprio il nostro era il pregiato chitarrista.
Adesso, ecco che dai negozi di dischi, virtuali e non, fa capolino la copertina di questo “Rock The Cradle”, che esce a nome di Dario Mollo, ma con un preciso richiamo proprio ai suoi storici Crossbones.
Il linkage con la vecchia band è rappresentato, tra l’altro, dalla presenza, dietro ai tamburi, di Ezio Secomandi, che dei Crossbones fu appunto il batterista.
Nel ruolo del frontman, invece, Mollo ha scelto un nome meno reboante di quello di Hughes, ma certamente valevole: stiamo parlando di quel Carl Sentance che molti, e sicuramente chi scrive, hanno tanto apprezzato in lavori di Don Airey come A Light in the Sky (e proprio il consiglio di Don – già ospite in Crossbones – è stato, pare, galeotto nel favorire questa collaborazione), ma pure con Krokus, Nazareth e Persian Risk).
 

Anche Rock The Cradle – lo diciamo subito – è un’opera assolutamente di alto livello qualitativo.
C’è molto hard rock ottantiano, naturalmente, per tener fede alle suggestioni del monicker, richiamato (ma, come vedremo, non solo): Running From The Shadow, ad esempio, si caratterizza per l’acchiappante chorus e, naturalmente,  per il pregiato assolo che si staglia sulla barriera sonica disegnata dalla sezione ritmica; e pure Speed è un robusto metal ottantiano con le chitarre ancora una volta sugli scudi mentre sfavillano tra riff ficcanti e assoli classicheggianti. Anche I Got This Feeling è un dinamico ed incalzante hard rock, energico e melodico,  memore dei suoni che tenevano banco trent’anni fa.

Rock The Cradle, però, rimanda pure – peraltro come faceva anche l’album del 1989 – a tanto classic hard rock devoto ai vati del genere di ogni tempo, anni settanta compresi. Take Me High, per dire,  veloce ben condotta da chitarra saettante e dalla voce ricorderà a qualcuno certi Rainbow, mentre Navigation, cadenzata ed avvolta da eccellenti lick chitarristici, incanta tra cambi d’atmosfera, tocchi zeppeliniani e suadente melodia.
Red, ancora, avvince grazie a riffoni energetici della sei-corde ed uno svolgimento più  moderato ma carico di melodie disegnate sia dalla chitarra che dalla voce.
Molto interessanti ed intrigante ci appare, poi,  Gates Of Time, carica di magie mediorientali, intensa e corroborata da una prestazione maiuscola di Carl Sentance.
In My Blood è pure un brano notevole, con i suoi sbalzi d’umore e d’atmosfere tra accelerazioni ritmiche e rallentamenti in aree più tenebrose.
Una bella scarica d’energia è, infine, Rock The Cradle, arrembante e teso hard rock con iniezioni di (quasi) rap.  

Rock The Cradle, insomma, è un album, oltre che ben suonato ed arrangiato, ricolmo di composizioni ispirate e dal respiro internazionale. In questo platter Dario Mollo ed i suoi Crossbones hanno infuso energia e grinta, ma anche tanta raffinata classe, riuscendo ad omaggiare un suono classico offrendo, nel contempo, spunti insoliti e avulsi dallo sterile manierismo.

Francesco Maraglino

 

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