Recensione: Rockwolf
“Sex, Drugs & Rock’n’Roll”: cosa potrebbe esserci di meno originale di questo titolo per una canzone di hard rock?
Probabilmente poco o niente.
In aggiunta, il genere proposto dai relativi compositori, gli svizzeri The Order, è facile e leggero per fonte battesimale e viene da questi sviscerato in maniera apparentemente elementare: la formazione è quella del rock’n’roll classico; senza cioè tastiere, sintetizzatori, campionature ed ammennicoli vari, eventualmente necessari per arricchire un sound tipicamente scarno ed immediato.
Come se non bastasse, nel groove del quartetto si possono facilmente riscontare echi provenienti da precedenti e più celebrati act, quali ad esempio D:A:D, W.A.S.P., Krokus (che caso…), AC/DC, Van Halen.
Insomma, ce ne sarebbe abbastanza per buttare dalla finestra CD, artwork ed annesso guscio di “Rockwolf”, terzo full-length dei ragazzi di Berna.
Che sarebbe un errore non da poco.
Nonostante gli indizi sopra elencati portino a conclusioni affrettate, occorrono un bel po’ di passaggi sotto il laser per riuscire a metabolizzare il disco: i Nostri si rivelano, invero, dei formidabili songwriters.
È probabile che il maggior sforzo sia stato compiuto non nel cercare di creare un sound originale, ma bensì nella cura compositiva delle canzoni; sforzo senza dubbio aiutato da un innato talento di base.
Ecco che allora il cerchio si chiude: l’opener “Sex, Drugs & Rock’n’Roll”, dal nome così scontato, si rivela una mazzata sui denti per intensità, riffing ed aggressività – chiaramente calibrati al genere – con un ritornello che farebbe muovere gli arti anche ad un burattino di legno.
Oltre a questo, si percepisce al volo anche la classe di cui sono dotati i The Order. Gianni Pontillo, dalle chiare origini italiane, è un frontman particolarmente ispirato: voce calda e roca, che ricama volentieri gli stilemi della rockstar blasonata; Bruno Spring è un chitarrista efficace, concreto e completo, dai gusti raffinati.
Impresa davvero ardua trovare in “Rockwolf” dei punti deboli o dei filler. A parte l’inutile (a parere di chi scrive) cover di “Wild Boys” dei Duran Duran, le tracce si susseguono immutate nella loro singolarità costruttiva.
“Love Ain’t A Game To Play” risplende delle cromature di certo hard rock proveniente dalle terre americane, “On And On” svolge elegantemente il proprio ruolo di hit, sottolineata da un coro anthemico che sicuramente riscuoterà molti consensi in sede live.
Altrettanto accattivante, dal groove però più caldo, è “Endlessly”, delicata ed elegante; seguita da “Angels In Disguise”, riottoso e scoppiettante episodio cantato in maniera virile da Pontillo. La veloce “Reorder The Disorder” fa da cucitura a ”This Song Is For You”. Anche in questo caso non si tratta del massimo dell’originalità in fatto di nomi, con che al contrario questa ballata si rivela inaspettatamente uno dei punti forti dell’album: melodica senza esser sdolcinata, la canzone mostra il cuore d’oro che batte nel petto dei rockers più veri!
“Miss Paradise” appare perfetta come sottofondo per un party scatenato, con la possente title-track a chiudere – di “Wild Boys” si è già scritto – più che degnamente il lavoro.
Sembra impossibile, ma ancora oggi c’è chi riesce a scrivere canzoni dannatamente semplici ed incisive in un campo più che inflazionato quale quello dell’hard rock.
I The Order rientrano in questo insieme e, pur non brillando per qualità innovative, riescono con gran grinta a ritagliarsi un proprio spazio nel panorama musicale odierno.
Se si ha poi in programma un lungo viaggio, possono essere certamente dei fedeli compagni d’avventura.
Ah… raccomandazione finale: ascoltare ad alto volume!
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Tracklist:
01. Sex, Drugs & Rock’n’Roll 4:00
02. Love Ain’t A Game To Play 3:52
03. On And On 4:49
04. Endlessly 5:25
05. Angels In Disguise 3:30
06. Reorder The Disorder 4:18
07. This Song Is For You 6:34
08. Miss Paradise 3:54
09. Rockwolf 6:27
10. Wild Boys (*Duran Duran Cover) 4:27
Line-up:
Gianni Pontillo: voce
Bruno Spring: chitarra
Andrej Abplanalp: basso
Mauro Casciero batteria