Recensione: Ronwe
Si conosce davvero poco di questi Ronwe: si sa che si tratta di un duo, proveniente dalla Florida, formato da Clint Listing e Ryan Michalski, rispettivamente cantante e polistrumentista. I due sono amici di lunghissima data: da adolescenti vivevano nella stessa strada ed in passato hanno già partecipato a progetti musicali quali, ad esempio, Until The Sky Dies & Idiot Robot.
Il debutto dal titolo omonimo è un misto di Death e Thrash metal e potrà fare la felicità di chi ama band come Celtic Frost, Possessed ed i primi Kreator.
L’attitudine è sicuramente Old-School anni ‘80-’90, con produzione assolutamente moderna ed una contaminazione del sound rappresentata da un vasto utilizzo delle tastiere, purtroppo dalla resa non sempre ottimale, come verrà spiegato in seguito.
Parlando delle canzoni, ‘Through This Door’ è il pezzo con la maggiore carica Thrash dell’album, pur se dotato di tastiere protagoniste fin da subito ed in accompagnamento al il ritornello. Il riff di chitarra è assolutamente Thrash ed il modo di cantare mi ricorda addirittura Maestro MegaDave.
Già in ‘Betrayal’ Clint cambia registro: la sua voce diventa più roca e profonda, anche se la formula compositiva rimane grosso modo sempre la stessa, con le tastiere che escono nella parte centrale.
‘Time’ è da segnalare, soprattutto perchè qui si sente finalmente e chiaramente il basso (a memoria ce n’è solo uno di album in cui non si sente il basso ma che è diventato leggenda), purtroppo, a parte questo, il brano è facilmente dimenticabile.
Al contrario, ‘Under The Snow’ convince parecchio, in particolar modo sotto il profilo strumentale con un bel macinamento di riff ed una batteria che martella come si deve.
In ‘Go To War’ è presente l’unico assolo di chitarra (che, a parere di chi scrive, in questo album mancano un po’), tra l’altro breve, la tastiera durante le strofe non convince mentre è decisamente meglio durante il ritornello.
‘From The Sky’, pubblicato anche come singolo, è il pezzo meno riuscito di tutta la scaletta. Sinceramente non capisco la scelta di usarlo come lancio dell’album.
‘Black Temple’ introduce elementi simil Black, particolarmente nel modo di cantare, anche qui c’è un largo uso di tastiere, ma il risultato non è fantastico.
In definitiva, ‘Ronwe’ è un esordio che, nonostante sia ben infarcito di pecche, raggiunge comunque la sufficienza e fa ben sperare per il futuro.
Utilizzando una frase tipica dei Professori in riunione con i genitori “… l’alunno si applica ma potrebbe fare di più …”, vedremo se i due grandi amici di lunga data avranno voglia di applicarsi in futuro. Noi speriamo di sì.