Recensione: Room Experience
Con colpevole ed imperdonabile ritardo, complici innumerevoli traversie e difficoltà, eccoci a recensire una delle uscite melodiche probabilmente più interessanti dell’anno appena trascorso…”
Shining Lane, Charming Grace, Lionville, Wheels of Fire, Edge of Forever…nomi che hanno parecchie caratteristiche in comune e possono essere condivisi e commentati con un unico e vincolante aggettivo. “Classe”!
Progetti tutti di casa nostra, costruiti sulla base di un’infinita passione per un genere musicale come quello dell’AOR “eightes style”, in cui reperire solide basi di melodia ed orecchiabilità, sorrette da un songwriting che non eccede mai in toni troppo veementi, ma preferisce stazionare sul calore confortante ed avvolgente di un modo di comporre canzoni prima di tutto orientato a suscitare sensazioni positive e magicamente edulcorate. Senza però, mai, indulgere in stucchevoli ed ammorbanti moscerie.
Un gruppetto di eccellenze tricolori cui si è aggiunto, da qualche tempo, anche il bravo Gianluca Firmo con i suoi Room Experience, nuova realtà di scintillante AOR che, ancora una volta, come già accaduto per i colleghi poc’anzi citati, sorprende per pienezza, eleganza di stile e piacere d’ascolto.
In altre parole, l’ennesimo pezzo da novanta di una scena melodica italiana che – ne abbiamo già parlato spesso – non ha ormai più molto da invidiare alla grandeur di colleghi nordeuropei ed a stelle e strisce.
Non poteva essere altrimenti del resto: scorrendo la lista dei musicisti coinvolti nell’impresa, il sentore di un qualcosa destinato a sollazzare le orecchie di ogni amante della melodia “tout court” si rivela, in effetti, più d’una semplice intuizione.
Il sempre più eccellente Pierpaolo “Zorro 11” Monti, insieme all’inseparabile (ed omonimo) Amos Monti ed a Steve De Biasi – già straordinari protagonisti a vario titolo proprio con Lionville, Charming Grace e Shining Lane – l’onnipresente ed immarcescibile Ale Del Vecchio – producer e songwriting divenuto in poco tempo un caposaldo inattacabile della scena melodica mondiale – e Davide Barbieri – eminente mastermind dei Wheels Of fire – rappresentano un po’ una sorta di “all star band” dell’AOR tricolore, destinata a garantire, nei fatti e nella sostanza, una continuità con tutto quanto di buono espresso negli ultimi anni dalla fenomenale cerchia di musicisti ad essi collegata.
Elemento in qualche modo esotico e grande valore aggiunto per un progetto che vuole assurgere agli onori di un proscenio di ampio respiro, ecco poi materializzarsi la voce di un grande interprete come David Readman, singer britannico di rango ed esperienza (Adagio, Silent Force ed Eden’s Curse e soprattutto Pink Cream 69 le principali collaborazioni) che, sorprendentemente, viene coinvolto (con ottimi risultati) nel dare corpo a brani insoliti per il proprio background “power”. Trovare Readman alle prese con tonalità molto più calde e vellutate rispetto ai consueti accenti heavy ha, dapprincipio, un effetto un pizzico bizzarro ed inusuale, per poi convincere in modo crescente con il procedere degli ascolti. Una conferma di versatilità, eleganza e stile che dimostra come Firmo abbia visto giusto nell’affidare al frontman inglese un ruolo tanto delicato.
Frutto di anni di ascolti e prove di songwriting, Room Experience (un moniker ironico che vuol simboleggiare le tante ore trascorse nella propria stanza a comporre canzoni) vive di undici capitoli accattivanti e carichi di buon gusto, omogenei in termini di buona qualità, piacere d’ascolto e pienezza di suono.
A partire dalla opener “Shock Me”, un hard rock sostenuto e godibilissimo, l’approccio eighties style appare inequivocabile: Europe, e Bon Jovi costantemente sullo sfondo ad incorniciare atmosfere che non mancano di chiamare in causa pure gli immancabili Survivor e Journey, insieme ad un flavour “nordico” vicino a Street Talk e Treat.
Grande musica insomma, che colleziona, tra gli altri, alcuni momenti davvero eccellenti: la memorabile “Tomorrow’s Gone” (un ritornello che gira in testa per giorni), il lentone d’antologia “The truth Is Gone” (che in molte parti ci ha ricordato l’Elton John più ispirato, complice anche la grande prestazione di Readman) e la solare “No Sign of Summer” (tanto “anni ottanta” da apparire, sulle prime, quasi una sorta di omaggio a certo airplay radiofonico dell’epoca) gli highlights di un disco dalla qualità superiore che, nemmeno a ripeterlo, non tradisce le attese.
Pezzi immediati, suoni definiti, sensazioni nostalgiche che si mescolano ad una passionalità mai demodé o fuori tempo. Nulla lasciato al caso, nemmeno nei particolari minimi.
Insomma, la lista si allunga. Dopo i già più volte nominati Charming Grace, Shining Line, Edge of Forever e Lionville, ecco Room Experience, un’altra solidissima realtà tutta (o quasi) italiana di cui andare estremamente fieri.
Anche questa volta, il risultato è “tanta roba”.
Viene da chiedersi quanto in alto riuscirà a spingersi in futuro questa prolifica ed eccellente cerchia di musicisti di casa nostra.
Non vediamo l’ora di scoprirlo…