Recensione: Roots
‘Meglio tardi che mai’…quante volte abbiamo sentito quest’affermazione? E’ importante ricordarsi di portare a termine ciò che si inizia, considerando che la vita spesso ci riempie di urgenze difficilmente procrastinabili. Facciamo un esempio concreto senza andare troppo lontano. Prendiamo il redattore di una webzine musicale (una come Truemetal.it, tanto per dirne una) e immaginiamo di curiosare nella sua agenda. Più che un’agenda ci troveremmo tra le mani un buco nero letterario stipato di appunti, progetti, decine di recensioni abbozzate, innumerevoli domande destinate ad una delle mille interviste ad altrettanti musicisti. In mezzo a tutta questa caotica ricchezza di materiale ci si potrebbe imbattere in parole come queste:
‘I Roommates soddisfano tutta una serie di esigenze. Vostra moglie ha invitato a cena una coppia di amici che trova difficile relazionarsi con “Slowly We Rot” degli Obituary in sottofondo? Roommates. Gli amichetti di vostro figlio sembrano distratti nelle loro attività ludiche mentre le casse del vostro stereo sparano a tutto volume “Glory of Chaos” degli Helstar? Passate ai Roommates. Siete rimasti delusi dall’ascolto dell’ultimo disco dei Razor? Azzerate lo sconforto con i Roommates. Oppure, semplicemente, volete passare un’oretta del vostro tempo in serenità senza avere cantanti dal collo taurino che vi urlano nelle orecchie? Avanti con i Roommates!’
Il redattore evocato poche righe fa, ovviamente, sono io; il paragrafo che ho appena citato tra virgolette è una mia bozza risalente a ottobre 2022. Con queste parole intendevo scrivere e pubblicare una recensione di “Roots” dei liguri Roommates un mesetto dopo averli intervistati (qui la recensione, per chi volesse approfondire). Sono passati alcuni mesi, il mondo è cambiato un paio di volte nel frattempo, i prezzi di ogni cosa sono saliti di nuovo alle stelle…ed eccomi finalmente sul pezzo. Iniziamo subito chiarendo un aspetto, che poi è il punto da cui sono partito per scrivere il paragrafo di cui sopra: i Roommates non suonano prettamente Heavy Metal. Pur essendo un inguaribile metallaro non vivo di solo Metal, come d’altronde succede a moltissimi altri miei compagni di ventura. Ogni tanto mi concedo qualcosa di differente, un po’ come fanno alcuni bodybuilders quando decidono improvvisamente di cambiare gli esercizi nella scheda d’allenamento per ‘sorprendere’ il loro fisico. Attenzione, però: la proverbiale mela non sta cadendo molto lontano dall’albero. In primis, ho conosciuto i Roommates sul palco dello Shock’ Metal Fest di Camporosso (IM) a luglio 2022. In secundis, il loro batterista è Alessio Spallarossa, ex-Sadist e tuttora membro dei Mastercastle. In tertiis, l’esplorazione della loro pagina Spotify e del canale YouTube porterà tutti i Lettori curiosi ad ascoltare un bel mucchio selvaggio di brani cover di Motörhead, Black Label Society, System of a Down e compagnia bella. Inoltre, come ha notato il fine orecchio musicale di mia moglie, la voce del cantante Marco Oreggia ogni tanto ricorda il registro ‘pulito’ del buon James Hetfield dei Metallica…tutti questi aspetti positivi bastano per far apprezzare “Roots” a inguaribili metallari come il sottoscritto? Di certo aiutano parecchio, soprattutto quando il disco in questione si rivela piacevole, ben prodotto e ascoltabile a ripetizione senza il timore di stancarsi.
I brani di “Roots”, secondo album della band dopo il buon “Fake” del 2017, sono stati composti con l’obiettivo di garantire all’appassionato una grande varietà nell’esperienza di ascolto. I Roommates declinano il Rock in molte delle sue tradizionali incarnazioni, andando a scomodare sonorità Blues, Southern, Funky e, ovviamente, Hard Rock. Sono da sottolineare, ad esempio, gli incalzanti riff di chitarra di “Second One”, l’energia trasmessa dal brano “Acedia” e soprattutto la canzone “The Contract”, in costante equilibrio tra echi Funky e improvvise sfuriate di una batteria che, se non ricordo male, è stata descritta come ‘debordante’ in un articolo che narrava le gesta dei Roommates al Pistoia Blues 2022. Lasciamole debordare, queste batterie: ormai, dopo anni di ascolti di ‘musica estrema’, le batterie debordanti fanno parte del mio vissuto e mi hanno irreparabilmente viziato. Approfitto di questo ‘auto-assist’: parlare di vizi mi permette di fare un accenno ai temi trattati dai Roommates nel loro disco. Il quartetto ligure, seguendo a suo modo la strada tracciata dal divin poeta Dante Alighieri, esplora i vizi e i peccati che minacciano continuamente la nostra fragile integrità, spingendoci ad accettare le tentazioni come parte di un percorso volto a renderci più stabili e consapevoli. L’idea è che non ci si debba sottrarre del tutto al desiderio di commettere qualche peccatuccio (impresa peraltro difficilissima); di tanto in tanto dobbiamo cedere alle tentazioni per poter conoscere a fondo la nostra condizione umana e fortificare le nostre radici…in Inglese, per l’appunto, ‘roots’. Comunque sia, cerchiamo di non ancorarci troppo a queste radici: la vita non si affronta rimanendo statici. Ogni tanto ci si deve anche muovere, perbacco; proprio per evitare di sprofondare nella pigrizia i Roommates ci presentano canzoni danzerecce come “Deep Feeling” e, soprattutto, “Pride”. Quest’ultima canzone dall’estate scorsa non riesce ad abbandonare le mie playlist. La colpa è da imputare al riff iniziale, riproposto nel ritornello: è impossibile restare fermi con una melodia così orecchiabile e, per dirla citando l’immortale Gigi Proietti, ‘acchiappesca’. Ho iniziato questo articolo scrivendo ‘meglio tardi che mai’: fate Vostre queste parole, cari miei 23 Lettori, seguite i Roommates e ‘fate girare’ “Roots” nei vostri dispositivi. Il Rock italiano è più vivo che mai!
Seguite i Roommates approfittando dei seguenti collegamenti: