Recensione: Rot Among Us
Nei primi anni Novanta i cosiddetti Peaceville Three (Paradise Lost, Anathema e My Dying Bride) diedero origine a una nuova corrente del Metal estremo in cui la brutalità del Death e l’oscura riflessività del Doom si combinavano, lasciandosi spesso contaminare dalle atmosfere decadenti del Gothic. Fu così inaugurato il Doom/Death, un sottogenere che tutt’oggi gode di buona salute, anche grazie al lavoro di interpreti che ne hanno saputo portare avanti il retaggio come Hooded Menace e Mourning Beloveth.
Molto più rara, invece, la fusione tra Stoner/Doom psichedelico e Death Metal, un ibrido che se sulla carta appare un tantino improbabile, trova una sintesi perfetta nelle bizzarre pozioni degli Acid Witch. E il termine “pozione” non potrebbe essere più calzante! Da oltre 15 anni, infatti, la Strega Acida di Detroit stordisce i suoi seguaci con una formula che musicalmente si rifà a uno Stoner/Doom psichedelico, a base di riff granitici e tastiere tetre e inquietanti, su cui si distendono linee vocali growl di matrice tipicamente Death e che a livello lirico e iconografico è imperniata su di un immaginario orrorifico che ha proprio nella figura della strega uno dei suoi cardini.
Altro soggetto molto caro alla band è la festa di Halloween, con tutti i suoi annessi e connessi, al punto che Slasher Dave (voce e tastiere), Shagrat (voce e basso) e soci hanno coniato l’epiteto Halloween Metal per definire il proprio sound e hanno pubblicato tutti i loro album (e quasi tutti gli EP) in prossimità del 31 ottobre. Ma è doveroso chiarire, per chi non li conoscesse, che non c’è nulla di commerciale né tantomeno di ridicolo nella proposta dei Nostri che, al contrario, è caratterizzata da una pesantezza lisergica fuori dal comune.
“Rot Among Us”, il quarto full-lenght degli Acid Witch, è uscito di recente per la Hells Headbangers Records. Dal punto di vista stilistico l’album è del tutto allineato alla discografia pregressa del combo, con una decina di pezzi che, ad eccezione di un paio più brevi, hanno una durata compresa tra 4 e i 5 minuti circa. Anche la produzione, con un effetto immediato da presa diretta, è affine a quella delle precedenti uscite.
Comparati tra loro, i pezzi di “Rot Among Us” mostrano assai poca variabilità, se non per il fatto che in alcuni la matrice di base Stoner/Doom lascia maggior spazio alla componente psichedelica e atmosferica (“Gather Each Witch”, “Rot Among Us”, “The Sleeper”, “5508 Martin St”, “Chelsea Didn’t Come Home Last Night” e “Gundella the Green Witch”), mentre in altri prevalgono strutture dall’impostazione più tradizionalmente Metal (“Devil’s Night Doom”, “Evil Dad (Dad by Dawn)” e “Tommyrotters” con i sui grandiosi ritornelli) in cui non mancano accenni alla NWOBHM. “Psychedeathic Swampnosis” merita invece un discorso a sé: si tratta di un brano psichedelico che, nonostante la pesantezza, ha un certo sapore Seventy, apportato sia dal riffing che dall’inedito utilizzo del flauto: per inquadrarla potreste pensare agli Asphyx alle prese con una cover dei Witchcraft o dei Blood Ceremony.
Tirando le fila: un album tutto sommato simile ai suoi predecessori e articolato in canzoni non molto diverse tra loro… Una release abbastanza scontata dunque? E magari pure noiosa?
Tutt’altro…i ragazzi hanno personalità da vendere e sin dagli esordi sono stati capaci di coniare un marchio di fabbrica talmente originale da consentirne l’immediata riconoscibilità e “Rot Among Us” ne è un’ulteriore conferma. In giro di roba del genere se ascolta ben poca e nel sottobosco underground non sono molti i gruppi che possono vantare una tale unicità. Non ci si accosta agli Acid Witch per ricercare sperimentazione ed evoluzione, ma per godere del loro sound marcio, sinistro e stonato. Attenzione: la Strega è tornata e non farà prigionieri!