Recensione: Route Code Selector
Già autori di due demo e un full-length (Hydrodynamic Wave, 2006), i capitolini Lunarsea tornano alla ribalta in
questo 2008 -freschi di contratto con la giovane etichetta italiana Punishment 18- con il secondo album Route Code Selector. La
band nostrana, sorta nel 2003 dalle ceneri dei power metallers Hollowheart e formata da Filippo Palma (voce), Fabiano
Romagnoli (chitarra, tastiere), Christian Antolini (basso), Emiliano Pacioni (chitarra) e Stuart Franzoni (batteria), è autrice di
un death melodico caratterizzato da un elevato tasso tecnico, che si rifà ampiamente ai dettami dello swedish style. Inevitabile
fare riferimento ai soliti grossi nomi: In Flames e Children Of Bodom, recenti Dark Tranquillity e qualche
sporadico richiamo ai Soilwork.
Route Code Selector è un lavoro che in linea di massima si muove su coordinate canoniche, quelle della scuola di Göteborg
per intenderci, anche se ad un ascolto più attento si colgono influenze ulteriori e molteplici, dal thrash moderno all’heavy,
passando per una sotterranea vena prog. Quello che troverete in quest’album è dunque un melo-death molto godibile e di sicuro
impatto, che mostra l’alternanza di parti molto veloci e aggressive, ma sempre temperate da una marcata impronta melodica (in cui
talvolta i trascorsi power del gruppo tornano a fare capolino), chorus orecchiabili, break improvvisi imperniati su un riffing
thrasheggiante secco e “stoppato”, assoli al fulmicotone e drumming variegato e martellante. Il tutto impreziosito da inserti di
tastiera che, sulla falsariga degli ultimi lavori dei Dark Tranquillity, indulgono a sonorità fredde ed elettroniche. Il
cantato è equamente ripartito tra un growl a tratti quasi brutale, parti in scream e voce pulita, utilizzata soprattutto nei refrain
per accentuarne l’effetto “anthemico”.
Dal punto di vista formale ci troviamo di fronte ad un lavoro impeccabile: il songwriting è solido, ben strutturato e
discretamente vario, pur senza rinunciare all’immediatezza della proposta; le tracce mostrano tutte una notevole cura negli
arrangiamenti e attenzione per i dettagli; la produzione, frutto degli Outer sound Studios di Giuseppe Orlando, è eccellente
e valorizza appieno tutte le sfumature della musica dei Lunarsea con suoni puliti e potenti. Una nota di merito a parte va
all’elevata padronanza tecnica espressa dai musicisti, sia singolarmente che nell’insieme, uno degli aspetti più notevoli di questo
secondo album del combo romano.
Tutto perfetto insomma? Si e no. Il problema è che, a dispetto della ricchezza di spunti che Route Code Selector ci offre,
il limite principale dei Lunarsea era ed è rimasta la scarsa originalità della proposta musicale. Sebbene il disco scorra in
modo fluido e certamente piacevole, si avverte una persistente sensazione di “già sentito” che aleggia come un ombra ad offuscare i
pur notevoli pregi di questo lavoro. Per meglio dire, è l’ombra dei sopra citati maestri scandinavi, dalla quale i nostri ancora non
riescono ad affrancarsi, che incombe come un macigno, suggerendo di continuo iniqui confronti e paragoni. Le dieci tracce che
compongono Route Code Selector, seppur di qualità mediamente piuttosto alta, si susseguono senza cadute di tono, ma al
contempo senza riuscire a regalare particolari sorprese l’ascoltatore, risultando alla fin fine un po’ impersonali e “di maniera”.
Sia ben chiaro, a scanso di equivoci, che stiamo sempre parlando di un lavoro di gran qualità, convincente e molto curato nel
songwriting, ben suonato e ottimamente prodotto; l’unica nota critica è che, essendo il loro sound ancora piuttosto derivativo,
difetta un po’ sul piano della personalità, con la conseguenza che l’album potrebbe dimostrarsi poco longevo.
Dal canto mio, pur con le riserve sopra specificate, sono molto fiducioso per il futuro della band. In particolare, ritengo che la
chiave per acquisire un’identità propria e a se stante potrebbe risiedere proprio nell’eccellente preparazione tecnica dei nostri. I
Lunarsea risultano infatti maggiormente interessanti proprio in quei frangenti in cui accantonano l’esigenza di risultare
catchy per cimentarsi in soluzioni anche piuttosto complesse e ricercate; ben venga dunque in un’ottica futura una maggiore voglia
di osare e sperimentare, magari sviluppando ulteriormente quella componente progressiva che in quest’album è ancora a livello
embrionale, senza rinunciare alla sana violenza ed aggressività che caratterizza la loro proposta.
Resta il fatto che, se amate il death melodico di qualità e non cercate l’originalità ad ogni costo, Route Code Selector è
un’uscita da tenere in seria considerazione.
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Death Metal Melodico
Tracklist:
1. Magnitude 9.6
2. Metamorphine
3. In A Firmness Loop Day
4. The Apostate
5. Ashen
6. Five-Sided Platform Shape
7. Found Me Cryogenized
8. Infinite Process One
9. Suphur’s Song, The Swan Died
10. Subspace Transition