Recensione: Rustworn

Di Manuele Marconi - 15 Novembre 2022 - 9:27

Spesso ci si interroga riguardo la qualità del metallo nostrano, chiedendosi chi ci sarà dopo gruppi come i Necrodeath a portare alto il vessillo tricolore fra le tenebre paludose e sulfuree del black metal, e la domanda lascia a volte attoniti in un silenzio labirintico. Questo perché forse scoraggiati, forse esterofili o ancora perché poco inclini alla ricerca spasmodica del talento italico. Beh in realtà la nostra penisola di talento ne ha, ed i Frostmoon Eclipse ne sono un esempio lampante.

Formatisi nel 1994, il quartetto guidato da Claudio Alcara può contare su un curriculum di primo profilo, per quantità e qualità, oltre che per varietà di pubblicazioni (demo, EP, Full length, split, compilation). I quattro di La Spezia praticano un black metal con radici molto classiche, ma impreziosito da melodie assolutamente non banali, e dopo 7 full length si presentano nel 2022 con un EP, “Rustworn”, contenente due inediti e tre tracce live.

L’analisi degli inediti risulta sicuramente più decisiva nell’ascolto generale. Parliamo della title track, “Rustworn” e di “Relentless, circling”. La prima si apre con un interessante arpeggio, preludio di un ottimo brano classicamente black metal. L’atmosfera è assolutamente azzeccata, ed un plauso particolare va fatto alla voce dietro il microfono: tagliente ma piena, cantato forte ma non stridulo e cavernoso quanto basta; molto bilanciata. La seguente “Relentless, circling” è invece introdotta da un ottimo basso, seguito da una chitarra con un’accordatura insolitamente (per il genere) acuta, che fa procedere l’ascolto verso un brano che sembra più pesante rispetto al precedente. Il risultato finale è una traccia molto melodica e atmosferica, che lascia molto spazio alle chitarre, impreziosite da un muro sonoro reso molto denso da un basso molto forte.

I restanti tre brani sono esibizioni live di pezzi celebri della band: “Hand thousandfold”, “Devoured” e “Torn part by the withering voices of deceit”, presi dall’album del 2016 “The greatest loss” e dall’EP “A ticket to nowhere”. Le esibizioni sono trascinanti e ottimamente registrate: la qualità dei suoni non va ad intaccare la sensazione del live.

Ottima prova di un gruppo che ormai nel nostro Paese rappresenta una certezza. Lavoro suonato bene, registrato ed interpretato ottimamente. Se questo EP può essere un assaggio non vediamo l’ora di provare la portata principale.

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Genere: Black 
Anno:
78