Recensione: Sacred

Di Angelo D'Acunto - 9 Aprile 2009 - 0:00
Sacred
Band: Doomenicus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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80

Il progetto Doomenicus prende vita a Foggia nel tardo 2001 da un’idea di
Domenico Caruso, assumendo la forma iniziale di one-man band. Dopo due demo pubblicati fra gli anni 2001 e 2007, quello che era un semplice progetto
personale di Domenico, diventa una band vera e propria grazie all’ingresso in
line up di Murnau e Iubal alle chitarre e di Crazoyde alla batteria.
Successivamente, la band, in quattro mesi circa di intenso lavoro, dà alla luce
il primo full-length autoprodotto intitolato Sacred.

Il sound che propone il combo di Foggia è un doom di classica fattura che
trae ispirazioni dai lavori di band del calibro di Black Sabbath, Saint
Vitus
, Paul Chain, Candlemass e Trouble. La prima nota
positiva, ricordandoci che si tratta di una lavoro autoprodotto, è sicuramente
una produzione curatissima in ogni minimo dettaglio, capace di rendere giustizia
a tutti gli strumenti suonati. Ottimo anche il fattore songwriting: nonostante
il sound proposto non si distacchi più di tanto dagli standard del genere, la
band è riuscita comunque a dare alla luce una serie di tracce ben strutturate e
composte con la personalità e l’esperienza dei veterani. Per quanto riguarda i
testi, le tematiche trattate, come da miglior tradizione doom, si riferiscono a
disperazione, depressione e cristianesimo. A dir poco magistrale è invece la
prova esecutiva dei quattro elementi coinvolti, con in primo piano il cantato
caldo ed evocativo di Domenico, sempre bravo a destreggiarsi sia nelle
parti vocali, sia in quelle di basso. Non da meno anche l’operato dei restanti
elementi, sopratutto per quanto riguarda l’ottimo lavoro delle chitarre,
decisamente efficaci nel costruire semplici partiture basate su accordi capaci
di ricreare un’aurea di mistica malinconia che aleggia minacciosa durante lo
scorrere dell’intera tracklist.
L’inizio è affidato alla criptica Cold Embrace, brano di una
lentezza esasperante, dove a farla da padrona è sopratutto la voce voce di
Domenico
, melodica, malinconica e che ben si amalgama con le atmosfere
oscure ricreate. Sulla stessa linea anche la successiva You Are Nothing,
anche se più possente e incisiva, sopratutto per quanto riguarda un riffing più
duro e diretto ad opera delle chitarre, mentre Remember November è
un vero e proprio inno al dolore e alla frustrazione, sentimenti che emergono
sopratutto da un cantato quasi sofferto e altamente interpretativo. Gli episodi
migliori ma, allo stesso tempo, anche i più duri da digerire possono essere
individuati nella lenta e dolorosa marcia funebre della title-track (nove minuti
di riff sabbathiani ripetuti ossessivamente) e nella conclusiva e sognante
Mercy And Forgiveness
, mentre l’epica She Haunts You
viene di poco alleggerita in un finale che si allontana momentaneamente dalla
lentezza esasperante dei primi minuti, per lasciare spazio a ritmiche più
sostenute e coinvolgenti.

Ottimo lavoro quindi. I Doomenicus dimostrano di aver bene assimilato
le lezioni impartite dai maestri, riuscendo a dare alla luce un lavoro ben
composto, suonato e prodotto in modo a dir poco eccellente. Sacred
non è solo un personale tributo alle vecchie glorie del genere, ma è anche un
inno al dolore e alla frustrazione di un’anima in pena che non riesce, né
riuscirà mai a trovare pace. Infine, viste quali sono le premesse, non possiamo
far altro che aspettarci ulteriori sorprese in futuro da parte di questo
interessantissimo progetto. Avanti così.

Angelo ‘KK’ D’Acunto

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Tracklist:

01 Cold Embrace
02 You Are Nothing
03 Remember November
04 Sacred
05 She Haunts You
06 Mercy And Forgiveness

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